Qualcuno pur dovrà sporcarsi le mani per fare almeno un po’ di pulizia nell’immondo tesseramento del Pd di Caserta. L’ingrato compito è stato affidato ai vertici nazionali che, detto tra noi, ne avrebbero fatto volentieri a meno. I quattro candidati alla segreteria Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli sono tutti accomunati da un obiettivo: cambiamento. Certo, declinato in forme diverse. Ma il poker di aspiranti leader del Pd sta tentando in tutti i modi di ricondurre il congresso nell’alveo del confronto, della partecipazione, della discussione, anche aspra, ma sui contenuti. L’esatto contrario di quello che hanno fatto i capibastone dei dem di Terra di Lavoro. Sarebbe però un errore buttare il bambino con l’acqua sporca. I supporter di Schlein, di Cuperlo e di De Micheli si stanno giocando la partita senza barare. Il dopaggio degli iscritti è tutto interno alla mozione del governatore dell’Emilia Romagna. Il brutto anatroccolo è tanto per non cambiare Gennaro Oliviero. Nella “sua” Sessa Aurunca le tessere sono addirittura mille. Poco meno dei voti presi dal Pd alle ultime politiche. Un’oscenità di cui, lo stesso Oliviero, va fiero. Ha dichiarato che il tesseramento sessano è il risultato “dell’esaltante confronto tra militanti, giovani e del radicamento del partito sul territorio”. Nemmeno a “Scherzi a parte” si sarebbe arrivati a tanto. Per colpa del presidente del consiglio regionale della Campania Sessa Aurunca è diventato un caso nazionale. Un modello da condannare senza sé e senza ma. Da non prendere come esempio nemmeno se si fosse alla canna del gas.
Riferendosi a Oliviero, ha perfettamente ragione Francesco Boccia quando dice una cosa semplice semplice: “Chi alle ultime politiche non ha fatto campagna elettorale infanga l’immagine del partito”. Il senatore dem aggiunge: “Chi ha gonfiato il tesseramento di Sessa Aurunca rendendolo vergognoso va condannato. Tutti i componenti delle mozioni dovrebbero dire la loro per censurare un modo di fare politica che non appartiene al Pd. I signori delle tessere non devono avere cittadinanza nel nostro partito”. Il commissario uscente dei democrat campani si era detto “convinto di una chiara presa di posizione di Pina Picierno”, in ticket con Bonaccini. Invece di raccogliere l’invito di Boccia, il vicepresidente del Parlamento europeo ha colpito clamorosamente un palo a porta vuota: “Dico all’ex commissario e coordinatore della mozione Schlein, Francesco Boccia, che usare strumentalmente questa discussione non rende onore alla battaglia per la legalità che dovremmo condurre insieme, indipendentemente dal posizionamento congressuale”. Una posizione inspiegabile. Forse Picierno ha letto all’incontrario l’intervento di Boccia. Altro che strumentalizzazione. Anche un miope con gli occhiali doppi 3 centimetri si renderebbe conto che lo scandalo delle tessere a Caserta è tutto interno alla mozione Bonaccini. Picierno avrebbe dovuto puntare l’indice contro chi ha gonfiato la platea degli iscritti fino a farla implodere. Siamo a quasi 7mila tesserati. Chi ha usato il gonfiatore è Gennaro Olviero. Invece di perdere di vista il dato politico e mettere all’angolo il timoniere del parlamentino campano, Picierno ha spostato la disputa sulla competizione tra Schlein e Bonaccini. Ma è stata smentita proprio dal numero uno della sua mozione: “Serve sobrietà e onestà”, ha dichiarato nei giorni scorsi Bonaccini. Oliviero è stato sobrio e onesto? Picierno dovrebbe rispondere a questo quesito. È il nodo politico. E Boccia le ha dato la possibilità di assumere una posizione chiarificatrice di fronte a un tesseramento indecente. Il braccio destro di Bonaccini ha perso un’occasione d’oro. Orami è andata così. Ora l’onere di sbrogliare la matassa casertana ricade sui vertici nazionali. Da quanto si apprende l’orientamento è annullare tutte le mille tessere di Sessa Aurunca e di tagliare quelle di chi con una sola carta di credito ne ha sottoscritto più di tre (come impone il regolamento). Solo le prime tre saranno ammesse, le altre saranno considerate irregolari. Una scrematura dovrebbe riguardare anche quelle effettuate mediante bonifico. All’ingrosso dovrebbero essere cassate 2mila tessere. Roma potrebbe dare il via libera alla nuova platea degli iscritti per consentire ai dem di Terra di Lavoro di votare alle primarie del 26 febbraio. Ma anche se le tessere si riducessero da 7mila a 5mila il reclutamento non sarebbe riconducibile nel solco della regolarità. E poi molto probabile che la scrematura del nazionale verrebbe impugnata con ricorsi e minacce di portare il partito in tribunale. I seguaci di Oliviero già l’hanno fatto. O si capisce che il problema è politico oppure la rinascita del Pd di Caserta sarà l’ennesimo aborto. Tertium non datur.
Mario De Michele