Dal 2022 al 2024 la normativa prevede un graduale ma cospicuo incremento degli stipendi di sindaci, assessori e presidenti dei consigli comunali. Con le indennità di funzione gli amministratori locali potranno mettere da parte un bel gruzzoletto. Per carità, tutto lecito. C’è da chiedersi se in tempi di magra per i cittadini era il caso di aumentare i costi della politica. Misteri romani. Anche a Sant’Arpino gli stipendi dei governanti subiranno una sostanziale impennata. Si dirà: che c’è di male? Nulla, se in cambio gli enti locali danno risposte concrete ai problemi della collettività. Insomma, niente da eccepire se ai soldi intascati per le indennità di carica corrisponde un palpabile attivismo amministrativo. Per il solo 2022 sindaco, assessori e presidente dell’assise costeranno alle casse comunali di Sant’Arpino ben 70mila euro. Cifra consistente se si si considera che l’ente è da anni alle prese con gravi problemi finanziari. Ma, per essere buoni, diamo per scontato che siano soldi ben spesi. Cioè che gli amministratori facciano fino in fondo il proprio dovere. Si apre però un altro capitolo, più strettamente politico. Nel corso di una crisi economica dalle proporzioni bibliche non sarebbe il caso che chi governa dia l’esempio? Come? Rinunciando ad una parte dello stipendio per destinare i fondi, ad esempio, alle politiche sociali o più in generale a interventi che vadano incontro alle esigenze delle fasce sociali più deboli. Il sindaco di Succivo Salvatore Papa e la sua giunta hanno imboccato questa strada. E meritano un plauso. In altre realtà, come a Sant’Arpino, chi occupa i posti del potere non è stato nemmeno sfiorato dall’idea di rinunciare a un euro delle indennità di funzione. Anche questo è legittimo. Ma tutt’altro che lodevole. Se gli amministratori locali avessero messo mano al portafogli, ad esempio, avrebbero evitato la figuraccia di consegnare borse di studio di carta straccia. Dopo lo stop dovuto al Covid nei giorni scorsi gli studenti di terza media più meritevoli dal 2016 al 2021 hanno ricevuto il riconoscimento con tanto di manifestazione pubblica nella sala convegni del Palazzo ducale. Studenti e famiglie si sono dovuti accontentare di un foglio A4 con la menzione del nome dello studente. E nulla più. Nemmeno un euro simbolico. Oppure una targa ricordo. Molto più dignitoso per tutti. Ecco che si pone il tema della sensibilità politica. Rinunciando a una parte dell’indennità di funzione gli amministratori locali avrebbero potuto assegnare delle “vere” borse di studio con un corrispettivo economico. Invece di conferire borse “vuote”. Peraltro in calce all’attestazione figurano tanti di quei nomi di sindaci, assessori ed ex primi cittadini che quasi passa in secondo piano quello dello studente (foto in basso). Spiccano i nomi del sindaco Ernesto Di Mattia, quelli di Giovanni D’Errico e di Loredana Di Monte, rispettivamente assessori all’Edilizia scolastica e alla Pubblica istruzione durante l’arco temporale di riferimento. E addirittura c’è anche quello di Giuseppe Dell’Aversana, già sindaco nel quinquennio 2016-2021. Una vera e propria carrellata propagandistica. Che però (i cittadini non sono stupidi) si è rivelata un boomerang. In tanti si sono chiesti cosa c’entri con le borse di studio il delegato all’Edilizia scolastica. Altri hanno ricordato il repulisti di Giuseppe Dell’Aversana. Nel suo ultimo mandato l’ex sindaco si preoccupò, con tanto di esborso di denaro pubblico, di far cancellare il nome del suo predecessore Eugenio Di Santo dalle lapidi e dai monumenti (foto in basso). Altri ancora sono andati al cuore della vicenda: che senso hanno borse di studio senza uno straccio di ricompensa economica? Ecco, in questo caso Di Mattia e company avrebbero fatto bene a mettere mano alle proprie tasche, attingendo dai soldi delle indennità di carica, per destinare agli studenti meritevoli parte del proprio stipendio. Non lo hanno fatto. Per la verità non ci hanno pensato nemmeno per un istante.
Mario De Michele
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UNA DELLE BORSE DI STUDIO CONSEGNATE
LA SINTESI DELLE INDENNITÀ DI FUNZIONE PER GLI AMMINISTRATORI
LA RIMOZIONE DEL NOME DI EUGENIO DI SANTO DA LAPIDI E TARGHE