Se Antonino Santillo e la sua combriccola di servi sciocchi, asini sul piano amministrativo e miserevoli sotto il profilo personale, non si ficcano bene in testa che non serve, anzi è molto peggio, approvare atti in modo veloce se i provvedimenti sono palesemente illegittimi, il 2025 sarà per tutti loro un anno nefasto. Al cospetto di delibere e determine infarcite di dubbi e sospetti il sindaco non può schernirsi dicendo che Valeria Vellone, neo responsabile del settore finanziario, ha risolto molti problemi burocratici. L’ente locale non è un circolo ricreativo. L’azione amministrativa è soggetta a leggi da rispettare sempre. Derubricare le normative a inutili lacciuoli che rallentano l’attività burocratica è il modo più rapido per andare a sbattere. Per finire nel cono d’ombra dell’illegalità. Dopo lo scandalo dell’appalto diretto da 30mila euro alla ditta italo-ucraina e i tanti punti neri sulle iniziative di Natale, costate 40mila euro, un altro salto nel buio è stato fatto ieri durante il consiglio comunale. All’ordine del giorno la ricognizione delle società a partecipazione pubblica per l’anno 2023 (link in basso). Argomento molto delicato. Da trattare con attenzione e senza sbavature. L’opposto di quello che è avvenuto, come dimostra il carteggio tra i soggetti preposti alla predisposizione dell’atto. La funzionaria Vellone, prima propone una deliberazione, poi ne propone un’altra. Il collegio dei revisori dei conti, composto da Antonio Tomasiello (presidente) e dai componenti Nicola Intorcia e Livio Verde, approva più di un verbale. L’ultimo risale al 27.12.24 e contiene una rettifica per un refuso nella denominazione di un ente partecipato (link in basso). Questo è niente. Nella proposta di delibera redatta da Vellone e approvata dal consiglio viene richiamato il verbale del collegio dei revisori n. 50 del 22.12.24 (foto in basso). Da dove esce? È stato varato dai revisori? Boh. L’unica certezza è che non è stato inviato ai consiglieri, o almeno ad alcuni di loro. E in ogni caso alla proposta di delibera consiliare l’unico allegato era proprio il parere del collegio contabile, ma è datato 27.12.24. Ergo, il civico consesso ha approvato una delibera senza il “vero” parere dei revisori. Tre riflessioni. La prima: già soltanto per questo la delibera presenta evidenzi vizi di legittimità. La seconda: qualcuno di buon cuore ricordi ad Andrea Villano che è assessore al Bilancio sempre, non solo quando deve intascare lo stipendio. La terza: i consiglieri comunali hanno votato senza nemmeno visionare l’unico allegato al provvedimento. I figli della pecora Dolly sarebbero stati più attenti. Idem per la responsabile del settore finanziario. Vellone infatti firma ugualmente i pareri di regolarità tecnico-amministrativo e quello di regolarità contabile (foto in basso).
ASMENET CONFERMATA CONTRO LEGGE
C’è di peggio. I revisori scrivono nel parere: “Dalla ricognizione effettuata risulta che la Società ASMENET S.c.a.r.l. non rispetta il parametro di cui all’art. 20, comma 2, lett. D), del TUSP (partecipazioni in società che, nel triennio precedente, abbiano conseguito un fatturato medio non superiore a un milione di euro), giacché, come si legge nella relazione tecnica, ha un fatturato medio, per l’ultimo triennio, di € 380.306,66. Pertanto, con la proposta di delibera in esame, se ne propone la dismissione dando mandato al Responsabile del Settore Finanziario di avviare tutte le procedure all’uopo necessarie, da concludere entro il 2025” (foto in basso). Tusp è l’acronimo di Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica. L’articolo 20 comma 2 citato dai revisori viene richiamato da Vellone nella proposta di delibera: “Dato atto altresì, che la società Asmenet SCARL nel triennio precedente non ha conseguito un fatturato medio superiore a un milione di euro e pertanto, dovrebbe essere alienata oppure oggetto delle misure di cui all’art. 20, commi 1 e 2, T.U.S.P. – ossia di un piano di riassetto per la sua razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione”. Perfetto, legge rispettata. Se non fosse che nel capoverso successivo Vellone scrive: “Tenuto conto che la stessa svolge prevalentemente servizi di e-government, servizi di informazione e altri servizi informatici gratuiti che allo stato attuale motivano le ragioni del mantenimento” (foto in basso). L’articolo 20 del Tusp non prevede deroghe. Di conseguenza, come giustamente chiedono i revisori, la società Asmenet “doveva essere alienata oppure oggetto di un piano di riassetto per la sua razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione”. Perché non si è provveduto a farlo? La mancata adozione da parte degli enti locali degli atti di cui ai commi da 1 a 4 dell’articolo 20 del Tusp comporta la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da un minimo di euro 5.000 a un massimo di euro 500.000, salvo il danno eventualmente rilevato in sede di giudizio amministrativo contabile, comminata dalla competente sezione giurisdizionale regionale della Corte dei conti”.
ASMEL CONFERMATA CONTRO L’ANAC
Ma anche una così grave lacuna è robetta rispetto all’Asmel Scarl. Per quello che hanno combinato su questa vicenda la funzionaria, il presidente dell’assise, il sindaco, gli assessori e i consiglieri comunali vanno immediatamente fermati per evitare che Orta di Atella diventi agli occhi dell’opinione pubblica italiana peggio di Corleone. “Tenuto conto si legge nella proposta di delibera – che la società ASMEL S.c.a.r.l. è stata acquisita nel corso dell’anno della rilevazione (2022), pertanto sarà inserita come nuova partecipazione e le ragioni del suo mantenimento sono ravvisabili nell’erogazione all’ente di una pluralità di servizi di supporto utili ad una struttura gestionale, quale quella dell’ente, carente di personale”. È Natale o siamo a Carnevale? Davvero è stato votato uno scempio del genere? Sì, è stato votato. È mai possibile che Vellone e i componenti dell’amministrazione comunale non sappiano che il 23 aprile 2024, cioè, otto mesi fa, l’Autorità nazionale anticorruzione ha irrogato all’Asmel la sanzione pecuniaria di 93mila euro e la sanzione della sospensione della qualificazione in precedenza ottenuta in qualità di centrale di committenza fino al 30 giugno 2025? (link e foto in basso). Qualche caprone, senza offesa per i caproni, e i figli della pecora Dolly non ci vengano a dire che la condanna riguarda soltanto la qualificazione di centrale di committenza, ovvero fungere da stazione appaltante degli enti locali. Il tema è un altro: è opportuno che il comune di Orta di Atella abbia tra le sue partecipate una società punita severamente dell’Anac? Vi pare normale? Una ditta, finita nel mirino dell’Anac, viene confermata perché, riportiamo testualmente dalla delibera consiliare: “Le ragioni del suo mantenimento sono ravvisabili nell’erogazione all’ente di una pluralità di servizi di supporto utili ad una struttura gestionale”.
RAMMARICO DI DOLLY, “SOLLEVATA” LUCY
Concludiamo con la considerazione tecnico-contabile più importante. L’assist ci è fornito dal gruppo politico-consiliare Fare Democratico per Orta Verde, guidato da Ferdinando D’Ambrosio e rappresentato in assise da Nicola Margarita e Antonio Sorvillo, gli unici a votare contro. Con interventi puntuali e dettagliati i due esponenti istituzionali del movimento hanno sollevato durante il civico consesso di ieri una tematica decisiva: come si può dare il via libera alla ricognizione delle società a partecipazione pubblica per l’anno 2023 senza il vaglio dei rispettivi bilanci? Se gli strumenti contabili di riferimento sono quelli del 2022 l’assemblea consiliare ha votato in buona sostanza la stessa ricognizione dell’anno scorso. Non solo. In base a quali “numeri” aggiornati il consiglio comunale ha stabilito che le società a partecipazione pubblica sono in regola e utili all’ente locale? Il Tusp prevede l’invio degli incartamenti alla Corte dei Conti e al ministero delle Finanze. La delibera e gli allegati saranno sottoposti ad un accurato vaglio, anche perché è scontata, alla luce di così tanti punti da chiarire, la presentazione di esposti alla magistratura contabile e al dipartimento ministeriale. Il provvedimento inoltre sarà impugnato probabilmente anche davanti al Tar. Ci sono tutti gli elementi per chiederne e ottenere l’annullamento. Sul piano politico-amministrativo, anche in questo caso, risalta agli occhi l’inadeguatezza della squadra di governo. Il sindaco Santillo scambia i giornalisti che si battono per la legalità con quelli tifosi. Accuse insensate che lasciamo affogare in fiumi di birra ricordando però che la Tennent’s ha un’alta gradazione alcolica (9%Vol). Gli assessori hanno sposato il motto: “Campa cavallo che l’erba cresce”. I consiglieri comunali, eccetto Margarita e Sorvillo, passati all’opposizione, sono la più grande delusione per la pecora Dolly. La poverina non sapeva di avere sparsi per Orta di Atella figli così citrulli. Al punto che l’ominide Lucy ha tirato un sospiro di sollievo: “Menomale che non sono miei discendenti”. Fiuuuu.
Mario De Michele
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ECCO I PARERI DI VALERIA VELLONE
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LA CONDANNA DELL’ANAC AI DANNI DI ASMEL