Ricorderete sicuramente il caso del ministro Claudio Scajola, detto “Sciaboletta”: “Mi hanno comprato casa a mia insaputa”. Risate, sfottò, j’accuse. E poi le inevitabili dimissioni. Gennaro Oliviero è uno Scajola de’ noantri. Più che una sciaboletta è un fodero. Lo sta dimostrando ad ogni piè sospinto. Invece di sguainare la spada usa mezzucci da amministratore di condominio. Altro che presidente del consiglio regionale della Campania. Sembra un bambino dell’asilo. Fa danni, poi si rintana dietro il banco. Un filosofo rivoluzionario diceva: “La storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa”. La storia-farsa di Oliviero si è puntualmente ripetuta. Ha fatto sfoggio di forza tesserando nel Pd di Caserta cani e porci. Tra i “suoi” iscritti figurano sindaci e amministratori locali di destra. Poi, com’è nel suo (poco) stile, si è nascosto dietro i suoi poveri adepti. L’ultima oscenità è scajolana. Ha inviato all’Adnkronos una nota stampa tragicomica: una lettera ai quadri nazionali del Partito democratico di 22 sindaci della provincia di Caserta e 3 consiglieri provinciali dem. Un documento politico, si dirà: qual è il problema? Il problema è grande come un tesseramento dopato come un cavallo. Alcuni presunti firmatari hanno sottoscritto il documento-operetta a “loro insaputa”, in formato Scajola-Sciaboletta. Siamo ben oltre il teatro dell’assurdo. Al cospetto di Oliviero Samuel Beckett è un pivellino. Non gli è bastato portare il Pd in un’aula di tribunale con un mega ricorso in sede civile contro il tesseramento monstre di Caserta (6.800 iscritti, ridotti da Roma a 3.200). Ha messo il “carico”. Un carico di spregiudicatezza. L’obiettivo? Il solito: attaccare Francesco Boccia. Il senatore dem è “colpevole” di aver sollevato il caso Caserta. Alias: condanna ferma e decisa contro il tesseramento truffa. Un parlamentare della Repubblica, commissario uscente del Pd campano, quindi conoscitore delle dinamiche territoriali, avrebbe dovuto tacere di fronte ad un imbroglio pornografico? Nel Casertano quasi quasi c’erano più iscritti che voti. Boccia non ha taciuto. E non per schermaglie tra mozioni. Ma perché non tollera le schifezze. Per l’ex ministro la politica si sposa con l’etica. Il partito è sacro. Per Oliviero i partiti sono taxi per fare carriera. E poi basta con sta’ storia dei voti. Dica chi lo ha votato alle ultime regionali. Passiamoli ai raggi x. Segnalerebbero metastasi. Peraltro come pretende di competere con Boccia. Curriculum personale e politico alla mano è come mettere a confronto il rettore della Bocconi e un discente delle elementari. E come si fa a negare che a Caserta il tesseramento stato gonfiato come una mongolfiera? Lo dicono tutti. Non c’entrano un bel nulla le poche esclusioni ingiuste di amministratori locali e militanti storici. Saranno ripescati. Un compito che spetta al partito. Compito che sarà sicuramente assolto. Rivolgersi al tribunale significa mettere sotto processo il Pd. Ha risvolti che danneggiano tutti i dem, in primis Stefano Bonaccini che Oliviero dice di sostenere. A proposito: il governatore dell’Emilia Romagna a chi aspetta prima di intervenire per prendere le distanze e porre fine a questo scempio? Dov’è finita la casertana Pina Picierno, in ticket con Bonaccini? Perché il deputato di Terra di Lavoro Stefano Graziano non esce dal mutismo? Va bene la buona intenzione di non gettare altra benzina sul fuoco nel quale Oliviero ha avvolto il Pd. Ma quando è troppo è troppo. È l’ora che i bonacciniani “sobri e onesti” (parole del presidente dell’Emilia Romagna) dicano la loro. È il momento di uscire dalla mischia. Il mucchio selvaggio di Oliviero lede l’immagine del partito. Da due big ci si aspetta e si pretende che dicano: “Noi siamo un’altra cosa”. È il minimo sindacale. Torniamo al documento stile Scajola. Lo avrebbero firmato: Stefano Cioffi, sindaco di Macerata Campania, consigliere provinciale, Pasquale Orsi, sindaco di Letino, Salvatore Lettera, consigliere provinciale e consigliere comunale Sant’Arpino, Ciro Marcigliano, consigliere provinciale e consigliere comunale di Sessa Aurunca, Vittorio Civitillo, sindaco di Piedimonte Matese, Lorenzo Di Iorio, sindaco di Sessa Aurunca, Stefano Cambio, sindaco di Fontegreca, Antonio Conca, sindaco di Marzano Appio, Michele Caporaso, sindaco di Sant’Angelo d’Alife, Alfonso Izzo, sindaco di Pontelatone, Antonio D’Avino, sindaco di Castel di Sasso, Valerio Di Fraia, sindaco di Villa Literno; Pasquale Di Fruscia, sindaco di Pietramelara, Maria Luisa Di Tommaso, sindaco di Alife, Rocco Landi, sindaco di Valle Agricola, Rocco Marcaccio, sindaco di Capriati al Volturno; Ermanno Masiello, sindaco di Raviscanina, Giuseppe Oliviero, sindaco di Portico di Caserta; Enrico Petrella, sindaco di Grazzanise; Enzo Russo, sindaco di Pastorano, Raffaele Russo, sindaco di Vitulazio, David Lucio Simone, sindaco di Conca della Campania, Antonio Vacca, sindaco di San Pietro Infine, Antonio Zona, sindaco di Giano Vetusto. Alcuni di loro non ne sanno niente. Non solo. Tra i sottoscrittori figurano Giuseppe Oliviero, fratello del timoniere del parlamentino campano, Valerio Di Fraia, notoriamente di destra, e Lorenzo Di Iorio, ex consentiniano di acciaio, invischiato fino ai capelli nel business delle farmacie comunali (Ciss-Inco.Fafrma = soldi a palate). C’è di più. Oliviero si vanta per il suo capillare controllo del territorio. I numeri lo smentiscono: la stragrande maggioranza dei sindaci-firmatari(?) guida Comuni che contano tra i 600 e i 3mila abitanti. Gennaro Oliviero è deragliato. Deve solo sperare che il maxi ricorso al tribunale civile non sia accolto. Sarebbe la sua fine. Anche un partito strano come il Pd lo caccerebbe a calci.
Mario De Michele
ABITANTI DI ALCUNI COMUNI “INCRIMINATI”
Giano Vetusto: 654
Letino: 711
Fontegraca: 806
Valle Agricola: 872
San Pietro Infine: 927
Caste di Sasso: 1.076
Conca della Campania: 1.215
Raviscanina: 1.318
Capriati al Volturno: 1.462
Pontelatone: 1.699
Marzano Appio: 2.236
Sant’Angelo d’Alife: 2.253
Pastorano: 2.927