Un ruolo da leader di un gruppo di ultrà che segue regole paramilitari. E’ la descrizione che il gip Rosaria Monaco fornisce di Genny ‘a Carogna nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale oggi è finito agli arresti domiciliari per i fatti del 3 maggio scorso a Roma. Nell’ordinanza di venti pagine il magistrato ricostruisce quanto avvenuto sia fuori che dentro l’Olimpico. Il gruppo di ultrà napoletani “è chiaramente animato – scrive il gip – soltanto da rabbia violenta da scaricare e privi di qualunque spirito sportivo: essi sono intenzionati solo a porre in essere comportamenti di intimidazione verso forze dell’ordine”. Il gip scrive che “parte della tifoseria napoletana, organica alle frange più estremiste degli ultras, marciano in modalità militare, con incedere in allineamento compatto e con utilizzo da parte dei tifosi posti in prima linea di bastoni e aste portate in senso orizzontale a garanzia del mantenimento dello schieramento”. Tutti con il volto travisato da passamontagna e bandane e senza vessilli del Napoli tanto che la “fede calcistica veniva dedotta dalle forze dell’ordine grazie all’inflessione campano-napoletana”. Una massa “in avanzamento a mo’ di guerriglia urbana”. Un quadro che si inserisce di seguito al “ferimento di un tifoso partenopeo (Ciro Esposito ndr) ad opera di altro tifoso, irrilevante la fede calcistica dell’aggressore, attualmente sottoposto ad indagine (Daniele De Santis ndr)”. In questo quadro Genny “si staglia davanti a tutti con gesticolare eloquente di comando ed autorità riconosciuta, dà ordini” e “il gruppo obbedisce ai suoi comandi” perché lui “è il capo”.