Il consigliere regionale campano di Fdi Luciano Passariello, candidato alla Camera alle prossime politiche, risulterebbe indagato – secondo quanto trapela – in un’inchiesta su episodi di corruzione e traffico di rifiuti condotta da magistrati della Dda di Napoli e della sezione reati contro la pubblica amministrazione. Nell’ambito dell’inchiesta – in cui è coinvolta anche la Sma, società regionale per la tutela dell’ambiente già al centro di un’indagine per peculato – sono state eseguite oggi perquisizioni da agenti dello Sco presso uffici regionali. Corruzione aggravata dall’articolo 7 e finanziamento illecito dei partiti sono le ipotesi di reato formulate nel decreto di perquisizione eseguito oggi dallo Sco, il servizio centrale operativo della polizia. Secondo quanto trapelato, il presunto illecito consisterebbe in somme di denaro (non si sa se promesse o versate) in cambio di un appalto presso la Sma da un imprenditore ritenuto legato a un clan della camorra. L’inchiesta che avviene durante la campagna elettorale a Napoli coinvolge alcuni esponenti del centrodestra campano ma non solo: ci sarebbero anche nomi del centrosinistra. Sarebbero almeno 10 gli indagati nell’ambito di questa inchiesta coordinata dal procuratore Giovanni Melillo e dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, e condotta dai pm Sergio Amato, Ivana Fulco, Celeste Carrano, Henry John Woodcock e Ilaria Sasso del Verme.
Nell’ambito dell’inchiesta sarebbero indagati anche giornalisti della testata online Fanpage. «Tutto questo è assurdo, abbiamo messo a repentaglio la nostra incolumità per questa inchiesta e ora ci ritroviamo indagati», si sfoga con l’Adnkronos Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, coinvolto nell’indagine giudiziaria che ha fatto scattare le perquisizioni negli uffici di Luciano Passariello. Fanpage, racconta Piccinini, ha utilizzato giornalisti ‘provocatori’, che avrebbero avvicinato e fatto parlare diversi politici e imprenditori, proponendo affari sullo smaltimento dei rifiuti. «Io – spiega il direttore – ho recitato la parte di un industriale del Nord che doveva sversare dei rifiuti. Abbiamo incontrato dei camorristi che ci hanno spiegato dove sotterrare quei rifiuti, chiedendoci 30mila euro a camion». Non solo: «Abbiamo messo una telecamera addosso a un ex boss dei rifiuti mandandolo in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti». Piccinini, insieme al giornalista che ha realizzato l’inchiesta, Sacha Biazzo, e all’ex boss dei rifiuti impiegato nell’operazione, risultano indagati per induzione alla corruzione. «Noi – sottolinea il direttore di Fanpage – abbiamo fatto questo nell’ambito di un’inchiesta giornalistica. È chiaro che non abbiamo smaltito rifiuti né preso soldi». Ovviamente, prosegue Piccinini, «ci è stato spiegato che si tratta di un atto dovuto, ma resta una cosa spiacevole». Piccinini precisa di aver avuto sin dall’inizio «un rapporto di dialogo» con le forze dell’ordine. «Abbiamo anche consegnato tutto il girato, per non lasciare dubbi sulla nostra buona fede». Stamattina la polizia ha perquisito la stessa redazione di Fanpage per acquisire nuovo materiale audiovisivo.
In merito alla vicenda, il procuratore Melillo ha comunicato che la Procura della Repubblica di Napoli sta procedendo al compimento di atti di perquisizione e sequestro finalizzati alla verifica di plurime e articolate acquisizioni informative e rivelatrici dell’esistenza di accordi corruttivi diretti al controllo illecito degli appalti pubblici nel delicato settore del trasporto e dello smaltimento rifiuti in Campania. le attività si sono rese necessarie dalla rilevata gravità del rischio di dispersione probatoria collegato alla annunciata diffusione di notizie e immagini in grado di pregiudicare gravemente le indagini sulle gravi ipotesi individuate. «Questa mattina gli agenti dello Sco hanno effettuato una perquisizione nel mio ufficio in consiglio regionale, prelevando documentazioni relative ad un’inchiesta in atto della Procura di Napoli per fatti che sarebbero risalenti al mese di febbraio 2018 tuttora in corso – scrive Passariello in una nota – Non mi è stata contestata nessuna condotta diretta che si ipotizzi antigiuridica. Risulto coinvolto perché altre persone avrebbero fatto il mio nome. Tutto questo accade a soli 15 giorni dalle elezioni politiche che mi vedono impegnato in prima persona come candidato. Qualcuno può millantare credito ma essere nominato da altre persone in terze conversazioni è cosa ben differente dal commettere reati. Non ho mai incontrato nessuno degli imprenditori a cui fa riferimento la Procura. Sono tranquillo, anzi ho ribadito alle forze dell’ordine la totale disponibilità a collaborare ed a fornire loro tutto il materiale e le informazioni utili a fare piena luce su questa vicenda. L’auspicio è di essere ascoltato quanto prima dagli inquirenti. Invito gli organi di informazione a riportare i fatti così come sono evitando strumentalizzazioni politiche utili solo a gettare fango a pochi giorni dal voto».