Con il papà capoclan e i fratelli in carcere, sono state le donne della famiglia a prendere in mano le redini della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. E’ quanto emerso dall’indagine della Dda di Napoli (pm D’Alessio e Sirignano, quest’ultimo alla Dna) che oggi ha portato all’arresto di 31 persone ritenute affiliate al clan guidato da Francesco Bidognetti: tra i destinatari le due figlie Katia di 35 anni, in carcere, e Teresa di 27, ai domiciliari perché incinta. A nulla è servito l’appello della madre ed ex compagna del boss, Anna Carrino, collaboratrice di giustizia, che nel 2008, quando decise di pentirsi, invitò le due ragazze e l’altro figlio Gianluca “a non seguire le orme paterne”. Gianluca è in cella perché coinvolto con il killer Giuseppe Setola nel tentativo di ammazzare la zia, sorella della madre, in un concitato agguato durante il quale venne ferita la cugina. Anche Katia e Teresa, fino a oggi incensurate, hanno fatto “il grande salto”, iniziando a gestire, sostengono gli inquirenti, tra il 2013 e il 2015, gli affari del clan, specie le estorsioni. Ed è stata proprio la madre a parlare agli inquirenti delle figlie e della loro “vocazione mafiosa”. Ruolo di primo piano anche per Orietta Verso, 43 anni (finita in carcere), moglie di Raffaele Bidognetti, secondogenito del boss. L’inchiesta – condotta da Dia, Squadra Mobile di Caserta, carabinieri di Casal di Principe e Guardia di Finanza di Formia – ha accertato almeno una ventina di estorsioni tra Casal di Principe e Castel Volturno; le vittime sono piccoli imprenditori, commercianti, ma anche contrabbandieri di sigarette e i soggetti che gestivano la prostituzione. L’indagine ha messo in evidenza la piena operatività del clan, a dispetto di arresti e pentimenti. “I Casalesi non sono finiti e la Dda non ha mai dato nulla per scontato: oggi questi arresti lo dimostrano”, ha detto il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. In manette anche l’ex marito di Katia Bidognetti, Giovanni Lubello (ai domiciliari); Gaetano Cerci – già detenuto e raggiunto da ordinanza carceraria – l’imprenditore dei rifiuti con accertati legami con la P2 di Licio Gelli. Tra gli episodi emersi c’è il sostegno che uno degli arrestati, Americo Quadrano, avrebbe dato al candidato sindaco di Castel Volturno alle comunali del 2014. Il candidato, di Forza Italia, non fu eletto e neppure è indagato. Tra gli indagati figura Vincenzo Simeone, 41 anni, attuale consigliere provinciale a Caserta, cui viene contestato il reato di voto di scambio in relazione alle comunali di Casal di Principe nel 2013. Simeone, l’ottobre scorso, è subentrato nel Consiglio provinciale di Caserta a Pasquale De Lucia, travolto dalle indagini dell’Antimafia. E nel giorno degli arresti il sindaco di Casal di Principe Renato Natale stigmatizza un post apparso su Fb in cui un cittadino scrive: “Oggi ho paura mentre prima quando c’era la camorra tutti lavoravano ed erano felici”.

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