Gli agenti della squadra mobile di Caserta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei esponenti del clan dei Casalesi, gruppo del boss Michele Zagaria, in carcere dal 7 dicembre 2011. Gli arresti sono stati eseguiti nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, denominata “Thunderball”.

Tra le vittime delle estorsioni figura anche un imprenditore di Casapesenna che, negli scorsi anni, si era aggiudicato l’appalto per la realizzazione di un complesso residenziale da 50 villette a Castel Morrone, nel Casertano, per un importo di 6 milioni di euro. Gli estorsori di Zagaria gli avevano imposto un ‘pizzo’ da 35mila euro di cui due tranche, per complessivi 20mila euro, erano state versate prima della cattura del boss. All’operazione “Thunderball’ si è giunti anche grazie alle dichiarazioni rese dal collabortore di giustizia Salvatore Venosa, detto ‘o cucchiere”, a capo del clan dopo l’arresto dei vertici della cosca. Scoperto anche un tentativo di estorsione nei confronti di un ristoratore di san Marcellino (Caserta) a cui era stato chiesto il pagamento di 3mila euro, suddivise in tre rate di mille euro da versare nelle canoniche scadenze di Natale, Pasqua e Ferragosto.

I sei sono accusati di reati di associazione mafiosa ed estorsione continuata aggravata dal metodo mafioso. Si tratta di Michele Barone, Michele Fontana, Giorgio Pagano, Renato Piccolo, Costantino Diana e Francesco Sabatino. Le indagini della polizia hanno evidenziato come, nonostante l’arresto del boss Zagaria, non si siano mai interrotte le attivita’ estorsive nei confronti di imprenditori e commercianti a cui, dopo la cattura dello storico latitante, gli emissari del clan avevano ribadito che “nulla era cambiato” e che “dovevano mantenere gli impegni assunti con l’organizzazione”, riferendosi al pagamento delle rate estorsive non ancora versate. Le indagini hanno accertato come gli affiliati liberi continuino a eseguire le direttive impartite, nonostante il regime di detenzione duro, da esponenti storici e di vertice del clan “dei Casalesi” e che le somme raccolte tramite le estorsioni erano finalizzate al pagamento degli stipendi e delle spese legali ai familiari dei detenuti.

L’omelia di un sacerdote ha contribuito a dare impulso alle indagini che questa mattina hanno portato a sei arresti e un fermo di affiliati al clan dei casalesi, fazione Zagaria. Si tratta della denuncia di don Vittorio Cumerlato, vice parroco della chiesa della Santa Croce di Casapesenna, paese d’origine del boss Michele, citata nell’ordinanza di custodia cautelare. Il 17 giugno scorso, durante la messa, don Vittorio si rivolse ai fedeli dicendo amareggiato: “Questo paese non cambierà mai”. Gli agenti della squadra mobile di Caserta, con il vicequestore Angelo Morabito, si sono allora attivati per comprendere a che cosa alludesse il sacerdote e hanno saputo da fonti confidenziali che Marcello De Rosa, imprenditore edile di Casapesenna impegnato nella costruzione di 50 villette nel Comune di Castel Morrone, aveva subito una richiesta estorsiva. Le intercettazioni telefoniche hanno fornito la conferma. Il sacerdote, ascoltato come persona informata sui fatti, ha confermato al pm Catello Maresca che alcuni imprenditori in difficoltà si erano rivolti a lui per avere sostegno e conforto.

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