Danilo Restivo e’ stato condannato a 30 anni di reclusione dal gup di Salerno Elisabetta Boccassini per l’omicidio della studentessa potentina Elisa Claps. L’imputato e’ stato giudicato con rito abbreviato. Dopo 18 anni si sa chi ha ucciso Elisa Claps.
Un nome, quello di Danilo Restivo, che c’e’ da sempre, dai primissimi istanti, in questa storia. E’ lui l’unico imputato. Ma non e’ certo lui, dicono i Claps, l’unico colpevole. Tutt’altro. ”Sul banco degli imputati mancano tutti, tutti gli altri”, dice il legale della famiglia, Giuliana Scarpetta, che oggi, per tre ore, piena di emozione, nella sua arringa, ha puntato il dito ”contro Restivo, mostro, serial killer, feticista”. E non solo. Ha nuovamente chiamato in causa, ”con nomi e cognomi”, coloro ”che Danilo lo hanno aiutato e coperto”. La Chiesa, innanzitutto. L’avvocato Scarpetta, al termine della seconda udienza del processo con rito abbreviato, lo ammette: ”Oggi mi sono levata un peso e l’ho scaricato sugli altri”. Il peso di cui parla sono proprio i ”sodali” di Restivo. Non usa mezzi termini, il legale dei Claps, quando parla di don Mimi’ Sabia: ”Ha mentito spudoratamente sui suoi rapporti con Restivo. Ha detto che a stento lo conosceva ed invece di questa storia ha sempre saputo tutto”. E poi, il ritrovamento del corpo di Elisa, il 17 marzo 2010 nel sottotetto della chiesa della SS Trinita’ di Potenza, li’ dove il controllo, come dichiarato agli inquirenti dallo stesso vescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo, era totalmente nelle mani di don Mimi’: un ritrovamento che la Scarpetta definisce ”ignobile pantomima”. C’e’ poi il ”profilo” di Restivo: mostro, serial killer. Come dire, qualcuno che andava fermato, subito, anche per evitare altre morti. ”Come quella di Heather Barnett – dice ancora il legale dei Claps – ho guardato negli occhi i suoi figli, a quest’ora, se qualcuno avesse fermato Restivo, avrebbero potuto avere ancora una mamma”. Fa i nomi, la Scarpetta. E chiama in causa anche i genitori di Danilo. ”Tutti, tutti, devono sentirsi in colpa – dice commossa – ma io, noi, non ci fermeremo, verra’ fuori tutto, verra’ fuori tutto”. Il legale, al pari di Gildo Claps, e’ convinta che presto ci saranno indagati e forse anche un altro processo. Del resto la Procura di Salerno da mesi sta lavorando ad uno stralcio dell’inchiesta sull’omicidio di Elisa incentrato proprio sull’occultamento, sul ritrovamento del suo cadavere, ma anche sui depistaggi, sugli errori commessi. Non a caso, oggi, il legale dei Claps nella sua arringa ha parlato di Vincenzo Pascali, il perito che non individuo’ il Dna di Restivo sui resti e indumenti di Elisa. ”Ho saputo che e’ iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di falso in perizia – dice la Scarpetta – l’abbiamo sempre detto che la sua perizia era incompleta, e’ necessario un approfondimento come sta facendo la Procura”. Dal canto suo Pascali risponde: ”Ben venga un’inchiesta, farebbe chiarezza sulle modalita’, gli esiti e il contesto”. Un dna, quello dell’imputato, la cui individuazione ha rappresentato un ”atto ulteriore”, dice il pm Luigi d’Alessio ma che, certo, non e’ l’unica e sola prova a carico di Restivo, ”piuttosto il suo Dna e’ il taglio dei capelli”. Gli ultimi giorni di questi 18 anni sono pesanti, estenuanti per i Claps. Mamma Filomena c’e’ sempre, ma in disparte, oggi mai davanti alle telecamere. Incrociano, come sempre, gli avvocati Mario e Stefania Marinelli che difendono Restivo. La difesa annuncia: ”Domani chiederemo l’assoluzione”. Qualcuno chiede loro: la sentenza e’ scontata, trenta anni come ha chiesto la Procura? ”Speriamo di no”, ribattono i Marinelli. Qualche metro piu’ in la’, negli stessi istanti, Giuliana Scarpetta quasi si commuove. Lo fa mentre ricorda Elisa, ”bambina di 16 anni lasciata sul pavimento del sottotetto della Chiesa”. Il suo volto non c’era, non piu’, ”c’era un teschio”. Ma una cosa, quella si’, ”si vedeva bene”, dice la Scarpetta: ”Guardava al cielo, come se cercasse l’ultimo aiuto”.