Che dietro la discarica di Chiaiano ci fosse la camorra, lo denunciano da anni. Sono scesi in piazza, sono stati protagonisti di scontri anche molto duri in tantissime occasioni per dire no alla discarica. Ed ora che una indagine ha accertato i loro timori, i manifestanti ribadiscono “con grande amarezza” che “lo sapevamo bene”.
“Dell’indagine quello che mi colpisce di più sono due aspetti – spiega Ivo Poggiani, consigliere della VIII Municipalità, che comprende anche Chiaiano e da sempre in prima linea nella lotta contro la discarica – le false attestazione dei funzionari pubblici che hanno consentito alle imprese della camorra di lavorare e i rapporti di Fibe, partner più volte in tutte le grandi opere dello Stato, con i Carandente Tartaglia: 63 contratti assieme per la gestione dei rifiuti. Come dire che il sodalizio per la gestione dei rifiuti era portato avanti da stato e camorra attraverso contratti in carta bollata”. “Da anni denunciamo lo scempio della discarica di Chiaiano. Abbiamo lottato contro la sua costruzione, contro la sua gestione e ne abbiamo determinato, con la lotta, la chiusura – aggiungono gli attivisti della Rete Commons – Oggi assistiamo alla chiusura delle indagine da parte della Procura e siamo assolutamente convinti che lo scempio del nostro territorio non si è voluto evitare. Un’indagine lunga che già nel 2010 aveva portato al sequestro di una parte della discarica, un’indagine che traccia indissolubilmente il legame tra poteri economici come la Fibe e la schiera delle società sue appaltanti e i poteri criminali che controllavano queste società. Questa inchiesta ci dice che la discarica di Chiaiano è costruita fuori da ogni norma e pertanto è pericolosa. Lo sappiamo, lo sappiamo benissimo e con amarezza constatiamo che ci sono arrivati tutti”. “La nostra urgenza però è quella di mettere in sicurezza il territorio – ribadiscono – Da oltre tre anni attendiamo che la discarica venga messa in sicurezza e venga tombata, ovvero venga sepolta sotto una coltre di terra per chiudere per sempre questa pagina triste per l’area nord di Napoli. Oggi sappiamo però che il fondo della discarica deve essere messo in sicurezza perchè il percolato potrebbe penetrare nel terreno ed inquinare, in futuro, la falda”