C’è anche un ex assessore di un comune del Casertano tra gli indagati per associazione camorristica nell’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato all’arresto, su ordine del gip partenopeo Anita Polito, di venti persone tra capi e affiliati al clan “Bifone”, attivo a Portico di Caserta e Macerata Campania, alleato del clan Belforte di Marcianise e del clan dei Casalesi. Per l’ex amministratore il Gip ha rigettato la richiesta di misura cautelare. Decisive per gli arresti di oggi, giunti al termine dell’inchiesta condotta dai pm Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio, Vincenzo Ranieri e Luigi Landolfi, coordinati da Giuseppe Borrelli e Vincenzo Colangelo, sono state le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra cui l’ex boss Antonio Bifone, fedelissimo dei fratelli Belforte. E’ stato proprio Bifone a raccontare ai pm e agli investigatori del Reparto Operativo dei Carabinieri di Caserta degli attentati ai due carabinieri che tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005 indagavano sulla sua cosca. Il primo avvenne a dicembre 2004; nel mirino finì l’auto di un maresciallo in servizio alla Procura di Santa Maria Capua Vetere che fu data alle fiamme in garage. Neanche un mese dopo gli uomini di Bifone si recarono a casa di un altro militare bruciando la sua divisa nella camera da letto. “Anche a distanza di dieci anni questi fatti non restano impuniti, è questo il messaggio che vogliamo inviare”, ha detto oggi a Caserta in conferenza stampa il Comandante Provinciale dei Carabinieri, Giancarlo Scafuri. Agli arrestati è contestato anche il tentato omicidio avvenuto nell’ottobre 2005 di un imprenditore di Portico che più volte ha denunciato per usura i Bifone; l’uomo fu accoltellato per punizione presso il suo cantiere edile a Riviera di Chiaia a Napoli da un gruppo inviato dal boss e formato da Antonio e Salvatore Amato, dall’ucraino Rostyslav Panchuk e dall’albanese Fatos Hasbajrami (tutti destinatari oggi di ordinanza in carcere). Tra gli arrestati anche cinque donne, tra cui la moglie del boss Giuseppina Di Caprio, che aveva un importante ruolo di messaggera nel clan. Per gli inquirenti attuale reggente del clan sarebbe Alfredo Bifone, fratello di Antonio e attualmente detenuto al 41 bis.