Il decreto interministeriale firmato ieri ha fatto scattare il divieto di coltivazione su 15 ettari di campi tra le province di Napoli e Caserta. Un risultato, spiega don Maurizio Patriciello, “della mobilitazione di quanti hanno in questi anni denunciato e fatto sentire la loro voce”. “Quindici ettari sono pochi? Sono molti? – si chiede don Patriciello – Non faccio questione di estensione. Anche se fosse stato uno sol ettaro inquinato – aggiunge il parroco di Caivano, noto per le sue battaglie a difesa dell’ambiente – senza la mobilitazione dei comitati staremmo ancora a mangiare i prodotti coltivati su quell’unico ettaro di terreno contaminato”. Per don Patriciello l’attenzione è stata puntata sui rifiuti “tombati” nelle campagne ma “bisogna fare in modo che i fari siano sempre accessi anche su quelli che vengono bruciati o lasciati ai margini delle strade”. “Ieri passeggiando nelle campagne della zona con alcune persone – dice ancora il sacerdote – abbiamo notato tantissimo amianto abbandonato. Non c’e’ bisogno che bruci per far danno: basta inalare solo qualche fibra. E i contadini sono esposti a un pericolo costante”. A giudizio del sacerdote, infine, il fatto che è stato raddoppiato il numero di militari destinati ai pattugliamenti è ininfluente: “A parte il fatto che ci dissero che sarebbero stati mille e poi ne hanno mandato 100. Ora saranno 200: per carità ben vengano. Ma – conclude – noi abbiamo sempre sollecitato il rafforzamento dei presidi delle forze dell’ordine sul territorio”.