Aveva 18 anni Gaetano Lavini, il giovane accoltellato a morte a seguito di una rissa oggi in pieno giorno in via Mercato, zona centrale di Ercolano (Napoli). Nella rissa è rimasto ferito lievemente al volto anche un 17enne del posto. Su di lui si concentrano le attenzioni degli investigatori che stanno cercando di fare luce sull’episodio che presenta ancora aspetti oscuri e che quindi ritengono fondamentale la sua testimonianza, non essendo al momento noti gli altri partecipanti alla lite. Non si esclude che la rissa di oggi sia stata una sorta di regolamento di conti, una vendetta maturata per una rissa scoppiata una settimana fa al confine con Torre del Greco. Il 18enne è giunto all’ospedale ‘Maresca’ con gravi ferite di arma da taglio ed è morto poco dopo. Come riferisce don Marco Ricci, il parroco della chiesa di Santa Maria della Consolazione particolarmente impegnato nel sociale, “il giovane sarebbe diventato presto papà. Sul suo profilo Facebook aveva postato l’immagine di un’ecografia e tra parentesi la sua frase ‘tra poco saremo in tre'”.

Il fatto ha scosso la città di Ercolano dove, dopo i morti per agguati di camorra ci sono stati tentativi di rinascita e promozione del territorio. Oggi è tornato il terrore per un fatto inspiegabile e che vede protagonisti dei giovanissimi. Quale sia stato il motivo scatenante dell’accoltellamento lo stabiliranno le indagini. Ora ci si interroga su come frenare la violenza che insanguina le città, una violenza che spesso vede protagonisti e vittime proprio i giovani. In rete, poco dopo il fatto, sono esplosi i commenti, presumibilmente di amici della vittima. Qualcuno si chiede ‘in che paese viviamo…’, qualcun altro aggiunge ‘morire così a 18 anni…’. C’è chi impreca: ‘che paese di m…’. Don Marco sottolinea: “dovremmo trovare tutti nuovi linguaggi con cui parlare ai ragazzi perché siamo in due paesi diversi: loro stanno su un piano troppo materiale, noi spirituale e dovremmo trovare un punto d’incontro. Purtroppo il nostro messaggio viene cancellato dai genitori o dai videogiochi”. Il diffondersi di armi da taglio, facili da procurarsi e da occultare, ricorda il sacerdote “ha spinto qualche anno fa il cardinale Crescenzio Sepe a formulare l’appello ai giovani ‘deponete i coltelli'”. Per don Ricci “occorre sì deporre le armi, ma c’è bisogno di un maggiore controllo dei genitori. All’appello devono seguire fatti e controlli”.

 

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