Dopo 10 anni dall’omicidio di Vincenzo Zambrano arrivano le condanne di primo grado. Ergastolo per il presunto killer Oscar Pecorelli, alias ‘o malom, per Antonio Esposito, per Giuseppe D’Ercole, alias ‘o lione. Quest’ultimo aveva tentato il tutto per tutto, ammettendo di essere stato tra gli esecutori materiali del delitto, ovviamente guardandosi bene dall’accusare altri soggetti invischiati in questa vicenda. Cesare Pagano subisce una condanna a 18 anni. Aveva ammesso la propria responsabilità di mandante (seguendo una strategia dell’ammissione che sta andando avanti da qualche anno, tra alterne fortune processuali). Mano dura anche per i pentiti, con la condanna a 14 anni per l’ex boss Antonio Lo Russo; e a 16 anni per l’altro pentito storico degli scissionisti Biagio Esposito. Un patto di sangue tra i vertici del clan Lo Russo e gli scissionisti degli Amato-Pagano, un patto siglato anche dalla decisione del boss Cesare Pagano di diventare testimone di nozze di Antonio Lo Russo e di festeggiare in un grande ricevimento in un ristorante di Pozzuoli. Fu in questo scenario, che venne ucciso Vincenzo Zambrano (luglio 2009), un soggetto ritenuto legato agli Amato-Pagano, colpito a morte dai killer dei Lo Russo all’epoca alleati proprio con i signori della droga degli scissionisti: ucciso per essere stato arrogante e irrispettoso verso i boss scissionisti. Confermate le conclusioni investigative del pm anticamorra Enrica Parascandolo, (sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli), che aveva puntato l’indice contro l’alleanza tra i Lo Russo e gli scissionisti, un patto che provocò delitti e lupare bianche, sempre grazie al sistema dello scambio dei killer.