CASERTA – Turbativa d’asta, concussione e diffamazione. Sono questi i presunti reati attorno ai quali ruota l’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere a carico di Paolo Romano, presidente del consiglio regionale della Campania. L’inchiesta è scattata a seguito di una denuncia presentata nei giorni successivi alla conferenza stampa che si tenne, nel maggio del 2012, in Regione sulla gestione dell’Asl di Caserta.

All’incontro con i giornalisti, promosso da Romano, parteciparono tutti i consiglieri regionali casertani, ad eccezione di Angelo Polverino. Oltre al presidente del consiglio regionale, erano presenti Massimo Grimaldi, Angelo Consoli, Daniela Nugnes, Nicola Caputo, Lucia Esposito, Eduardo Giordano e Gennaro Oliviero. Nel corso della conferenza stampa furono trattati una serie di aspetti gestionali e organizzativi relativi all’Asl di Caserta. Nel mirino finì il manager Paolo Menduni, accusato tra l’altro di non aver razionalizzato le risorse finanziarie, in riferimento al pagamento per la fornitura di alcuni servizi e al fitto di immobili utilizzati dall’Asl. E sembrerebbe che l’inchiesta sia partita proprio da una denuncia di Menduni.

Nei giorni scorsi il pm Gennaro Damiano ha disposto l’acquisizione di una serie di atti dalla Commissione regionale Trasparenza, presieduta da Nicola Caputo. Gli inquirenti hanno “prelevato” i verbali dell’audizione che Menduni tenne nei giorni successivi alla conferenza stampa “incriminata”. L’audizione era stata fissata già da tempo da Caputo che, assieme ad altri consiglieri regionali, aveva avviato in quel periodo una serie di ispezioni negli ospedali campani, in particolare della provincia di Caserta.

Le indagini sul presidente del consiglio regionale sono iniziate oltre sei mesi fa, durante i quali non sono emerse prove schiaccianti a suo carico, per cui il pm Damiano ha chiesto e ottenuto una proroga di sei mesi. L’inchiesta verte sui presunti reati di turbativa d’asta, concussione e diffamazione. Ma finora non sono trapelati altri particolari su quali siano le vicende finite sotto la lente degli inquirenti. E non è escluso che le indagini possano riguardare anche gli altri consiglieri regionali presenti alla conferenza stampa, seppure con capi d’imputazione diversi come ad esempio la diffamazione.

Intanto il presidente Romano ostenta serenità. “Non conosco tutti i termini della questione, in quanto non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. In ogni caso, non ho nulla da temere. Ho agito sempre correttamente e nel rispetto della legge, per cui sono certo che al termine delle indagini emergerà tutta la verità e si farà chiarezza sull’intera vicenda”.

Ma Romano già affila le armi per “rivalersi” su chi ha alzato questo polverone: “Quando avrò la possibilità di accedere alle carte e potrò ricostruire i fatti, farò tutti i passaggi legali per tutelare la mia onorabilità. Andrò fino in fondo, questa vicenda non finirà così”. Il presidente del consiglio regionale non fa nomi, ma è facile immaginare che ha intenzione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe nei confronti di Angelo Polverino, unico assente alla conferenza stampa, da sempre strenuamente schierato in difesa del manager Menduni. Che tra i due non corresse buon sangue era un fatto notorio, ma che lo scontro politico tra Romano e Polverino potesse trasferirsi sul piano giudiziario forse non lo avrebbe ipotizzato nessuno.

Per quanto riguarda il presunto reato di diffamazione, sarebbe singolare, per non dire ridicolo, che un consigliere regionale possa essere denunciato per aver sollevato una serie di dubbi sulla gestione dell’Asl di Caserta. Se i politici non possono neanche più svolgere un’azione di vigilanza sulle aziende pubbliche allora è meglio che se ne stiano a casa, almeno così risparmieremmo i soldi per le elezioni e per le indennità di carica.

O forse sull’attività dell’Asl casertana l’unico ad avere diritto di parola è solo Polverino? Impossibile. Lui nel settore della sanità è abituato più ai fatti che alle chiacchiere.

Mario De Michele

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