Nuovi guai giudiziari per Nicola Cosentino. L’ex parlamentare Pdl è stato arrestato dai carabinieri di Caserta questa mattina insieme ai fratelli Giovanni e Antonio nell’ambito di un’inchiesta sulla vendita di carburanti in provincia di Caserta. Le accuse sono di estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica.

Cosentino è stato arrestato dai carabinieri di Caserta nell’ambito di un’indagine della Procura di Napoli sull’attività di gestione di impianti di distribuzione carburanti tra Casal di Principe e Villa di Briano, nel Casertano. Arrestati anche i fratelli, Giovanni e Antonio Cosentino, e altri tre funzionari dell’Ufficio tecnico del Comune di Casal di Principe, un funzionario della Regione Campania e due dipendenti della Kuwait Petroleum Italia

L’indagine, svolta, dal 2011 ad oggi, ha fatto piena luce sull’attività svolta dalle società Aversana Petroli, Aversana Gas e Ip Service della famiglia Cosentino. Gli indagati, con l’appoggio di funzionari compiacenti, secondo la Procura, si assicuravano il rilascio rapido di permessi e licenze per la costruzione degli impianti, anche in presenza di cause ostative. Indagati che avrebbero costretto “attraverso un sistema di coercizioni in danno di amministratori e funzionari pubblici locali” ad adottare atti amministrativi illegittimi per impedire o rallentare la creazione di altri impianti da parte di società concorrenza.

Fondamentale per le indagini la collaborazione di un imprenditore del settore, Luigi Gallo, che stava costruendo una stazione di servizio a Villa di Briano. Le sue accuse hanno trovato ampio riscontro nell’attività investigativa svolta dalla polizia giudiziaria.

Ma ad accusare la famiglia Cosentino anche alcuni collaboratori di giustizia. Dichiarazioni che hanno portato gli investigatori prima al Comune di Casal di Principe e poi a quello di Villa di Briano per sequestrare atti.

Il nucleo della vicenda ruota intorno alla pratica di autorizzazione ottenuta da Gallo dal Comune di Villa di Briano. L’iniziativa di Gallo impediva ai fratelli Cosentino di aprire una propria stazione di servizio nel Comune di Casal di Principe per l’assenza di 5 km di distanza minima richiesta dalla normativa dell’epoca.

Secondo l’accusa Nicola, Giovanni e Antonio Cosentino avrebbero istigato Vincenzo Falconetti e Vincenzo Schiavone, dirigenti dell’UTC di Casal di Principe, a rilasciare comunque un’autorizzazione edilizia all’Agi Petroli (società partner dei Cosentino) con palesi vizi di legittimità ed in mancanza dei principali pareri previsti dalla legge.

Le minacce nei confronti del Gallo sarebbero state reiterate nel tempo, anche dopo la legge 133/2008, con la quale il settore dei carburanti è stato liberalizzato. I Cosentino avrebbero anche sfruttato il rapporto preferenziale con i funzionari dell’a Kuwait Petroleum Italia per minacciare e condizionare l’attività imprenditoriale del Gallo.

Ma gli episodi contestati ai Cosentino sono molti di più. La Procura li accusa di aver approfittato di una posizione di vantaggio in virtù di un ‘canale’ privilegiato con le amministrazioni pubbliche preposte al rilascio delle autorizzazioni. Decisivo, in questo caso, il potere politico di Nicola Cosentino, il quale, in un altro processo, rispondere per essere considerato il referente politico del clan dei Casalesi. In secondo luogo il mercato sarebbe stato alterato dalla possibilità per i Cosentino di negoziare con le principali società petrolifere internazionali. In terzo luogo il rapporto con esponenti della criminalità organizzata di cui sono accusati sia l’ex sottosegretario all’economia che il fratello Giovanni. Quest’ultimo è accusato di riciclaggio del denaro del clan attraverso il cambio assegni. Dalle indagini è emerso che il clan aveva imposto il divieto di operare estorsioni ai danni di impianti di rifornimento riconducibili ai Cosentino.

Le indagini sono coordinate dai pubblici ministeri Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio.

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