Occultavano o manipolavano fascicoli processuali in cambio di mazzette. Ventisei ordinanze cautelari – tre in carcere, 22 ai domiciliari e una misura interdittiva – sono state eseguite contro un giro di illegalita’ scoperto negli uffici giudiziari di Napoli.
Coinvolti quattro avvocati, alcuni cancellieri e un ispettore di polizia. Nelle ordinanze si ipotizzano, a vario titolo, le accuse di associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, violazione del segreto istruttorio, occultamento di fascicoli processuali ed accesso abusivo ai sistemi informatici. I reati sarebbero stati commessi in particolare presso la Corte d’Appello e il Tribunale di Sorveglianza. Secondo la procura, dall’indagine emerge uno schema ricorrente. I funzionari o commessi degli uffici giudiziari, su sollecitazione di avvocati o faccendieri, avrebbero compiuto interventi illeciti su alcuni fascicoli, sottraendo parte degli atti o occultandoli completamente, in cambio di denaro o altre regalie, in modo da condizionare il normale iter giudiziario. Dalle intercettazioni, sottolineano gli inquirenti, si evince l’esistenza di una vera e propria organizzazione, definita come ”rete corruttiva”. La misura interdittiva riguarda un consulente tecnico iscritto all’albo della procura e del tribunale: su incarico di un avvocato e dietro pagamento di mazzette avrebbe redatto perizie psichiatriche d’ufficio compiacenti a favore di un indagato gravato da numerosi procedimenti penali. Ai domiciliari e’ finito invece un ispettore di polizia del commissariato Vicaria-Mercato, che – in base alle risultanze delle indagini – avrebbe avuto il compito di sostituire le relazioni negative redatte dal commissariato su richiesta del tribunale di sorveglianza con false relazioni positive, al fine di far ottenere ai condannati provvedimenti favorevoli nonostante l’esistenza di motivi ostativi.
L’organizzazione dedita alla manipolazione di fascicoli processuali, sgominata stamane a Napoli, avrebbe anche favorito imputati di camorra. Alcuni episodi agli atti dell’inchiesta sono relativi a procedimenti per reati di criminalità organizzata, riguardanti anche persone detenute. Gli indagati avrebbero fatto sparire fascicoli o singoli atti, in modo da ottenere continui rinvii e approdare o alla scadenza dei termini di custodia cautelare, o alla prescrizione dei reati contestati.