Anders Behring Breivik, il presunto autore degli attacchi di Oslo, ”ha un profilo da ‘mass murder’, un killer cioe’ che riesce ad uccidere, in uno stesso spazio temporale e fisico, piu’ persone, del tutto sconosciute a lui”.
Lo ha detto all’ANSA il criminologo, medico, psichiatra Massimo Picozzi, nell’osservare che si tratta di ”casi tutti uguali – anche se in Norvegia il numero delle vittime e’ eclatante – ad opera di personalita’ disturbate, psicopatici, narcisisti, lucidi antisociali che, per incapacita’ nello stare con gli altri, sviluppano un odio che puo’ prendere varie direzioni: razziale, religioso, politico”. ”Siamo davanti – ha precisato – a crimini dell’odio, quelli che nella letteratura inglese sono classificati come ‘hate crimes’. Anche se e’ poi irrilevante il contenuto del messaggio. Mentre e’ rilevante e’ che l’azione viene sempre preannunciata su web”. A quanto e’ dato sapere al momento, il sospetto omicida di massa possedeva armi proprie e un fucile di precisione. Non e’ sorpreso Picozzi dalle testimonianza sulla calma con cui il killer ha compiuto la strage. ”Il fanatismo in questi casi – spiega l’esperto – non e’ cosi’ grave da far perdere la lucidita’. Si tratta di personalita’ disturbate, ma del tutto capaci di restare lucide, non empatiche, che si muovono bene, tranquillamente, sulla scena del delitto. La caratteristica di base – ha sottolineato Picozzi – e’ proprio la mancanza di emozione. Non hanno pieta’ nell’uccidere. E’ qui che salta fuori l’onnipotenza”. Tuttavia, i mass murder ”sono cosi’ sprovveduti da annunciare l’azione. Come avvenne nel massacro della scuola Columbine (Usa, 1999), e frequentemente nelle stragi nei campus universitari, l’omicida affida a Youtube, Twitter, Facebook il proprio piano criminale. Percio’, l’unica prevenzione, in questi casi isolati, e’ – auspica Picozzi – applicare l’intelligence al mondo web. Anche se non so se sia una strada concretamente percorribile”. Ed e’ proprio il preavviso su internet a non far escludere, secondo Picozzi, la presenza di complici. ”Non so se c’era un complice – ha detto – ma sono certo che qualcuno sapesse del piano criminale, lo sapesse abbastanza”. In genere queste azioni si concludono col suicidio o col suicidio ‘by cop’, ci si fa uccidere. ”Se il presunto colpevole sta collaborando oggi con la polizia, vuol dire che il disturbo e’ ancora piu’ complesso. Mentre non stupisce la bellezza dell’autore della strage. L’assassino seriale Ted Bundy era un avvocato dal sorriso smagliante. In Italia potrebbe essere assimilabile il caso di Marco Furlan del caso Ludwig. Belli, ma tutti con disturbi della personalita’ ”, ha concluso.