Nell’inchiesta che ha portato a undici arresti e al sequestro di beni per dieci milioni di euro riconducibili al clan dei Casalesi, sono state individuate tre società edili, intestate fittiziamente a prestanomi, – con sedi a San Cipriano d’Aversa (Caserta), Poggio Renatico (Ferrara) e Roma – che usavano i soldi della camorra per realizzare immobili di edilizia pubblica (in provincia di Siena) e privata (nel modenese e ad Argenta, in provincia di Ferrara). A Ferrara, in particolare, fu realizzato, in sub-appalto, un complesso residenziale di 14 appartamenti. Grazie a queste attività il denaro di provenienza illecita veniva ripulito per poi tornare nelle casse del clan sotto forma di contanti e/o titoli di credito. Gli interessi del clan, attraverso i Di Puorto, si erano anche spostati nell’attività di condizionamento del mercato della distribuzione del caffè con il marchio “Caffè del sud” nelle aree della provincia di Caserta e Napoli. In particolare, la famiglia Di Puorto, con un’altra società intestata a prestanomi (Nicola Elmo, di 22 anni e Raffaele Alfiero, di 24 anni) gestita, di fatto dal 24enne Benedetto Ricciardi, distribuiva il caffè negli esercizi commerciali casertani e napoletani per conto degli Schiavone.