Uno rinchiuso da 30 anni in manicomio direbbe: “Cose da pazzi!!!”. A uno “normale” verrebbe da ridere: “Ma dai, è uno scherzo?”. Un amministratore locale mediamente onesto si metterebbe le mani nei capelli. Un magistrato “qualsiasi” aprirebbe subito un’inchiesta. Già ad una prima e fugace occhiata all’iter tecnico-politico per l’affidamento del campo sportivo di Succivo sono scattati mille campanelli d’allarme. Una sinfonia di perplessità. Un’opera lirica di ombre. Una composizione wagneriana di sospetti. Non basta un articolo per ascoltare tutte le note dolenti di un concerto di strane coincidenze, di legami parentali, di impegni assunti in consiglio comunale poi non mantenuti, di soldi pubblici gettati al vento per favorire pochi, pochissimi, in pratica una sola famiglia ai danni di molti, moltissimi, cioè i cittadini. Lo spartito dei dubbi è lunghissimo. Quella di oggi è solo l’ouverture di uno spettacolo indecente di musica da camera…oscura. In ballo un milione e 200mila euro. È la cifra corrispondente al mutuo acceso dal Comune di Succivo per effettuare i lavori di ristrutturazione dello stadio comunale. L’indirizzo amministrativo è sempre stato quello di esternalizzare la gestione dell’impianto sportivo. Fin qui nulla di male. Durante il consiglio comunale che diede il via libera alla procedura per contrarre il mutuo milionario l’assessore Salvatore Papa, con l’assenso sindaco Gianni Colella, pose una condicio sine qua non: “Se non troveremo prima il soggetto privato che dovrà gestire la struttura e pagare le rate del mutuo l’iter per ottenere i soldi non andrà avanti”. Questo l’impegno solenne, liofilizzato in poche parole, che il “Papino” assunse in assise.

Detto, fatto? Purtroppo, per la collettività, detto ma non fatto. Per essere precisi, fatto sulla carta e con tempi asincroni. Nel bando è prevista l’ipotesi di accendere il mutuo che in realtà, carte alla mano, era già stato contratto 15 giorni prima. Quindi i partecipanti al bando di affidamento dello stadio in sostanza già sapevano che il Comune (cioè i cittadini) avrebbe speso un milione e 200mila euro per il restyling dello stadio. Adesso arriva il bello, o meglio il brutto. Il 2 gennaio di quest’anno si conclude l’iter per l’affidamento in concessione a terzi. Stratosferico il numero dei partecipanti: uno. La ditta Dell’Aversana Gennaro. La società privata si avvale dei requisiti della Asd Sporting Atellana. Possibilità che non è prevista dal bando, ma approfondiremo nelle prossime puntate. Il 31 dicembre del 2018 intanto l’ente locale incassa i soldi del mutuo (un milione e 200mila euro). Intascati i fondi, tra gennaio e giugno di quest’anno vengono avviati procedura e espletamento della gara per ristrutturare il campo sportivo.

Ammesse ben 61 ditte. Con il massimo ribasso (vecchia storia quella del massimo ribasso, capisci a me!) vince la Gu.Pe.Di. Costruzioni. Chi ne fa parte? Gu. sta per Guarino Pietro, cognato di Anna Russo, assessore allo Sport sia ai tempi del bando e della gara che tuttora. Pe. sta per Perrotta Giovanna, anch’ella cognata dell’assessore Russo. Di. sta per Di Petrillo Cherubina, sembra quasi superfluo dire che anche quest’ultima è cognata di Anna Russo. Al posto di Gu.Pe.Di. la ditta poteva tranquillamente essere denominata Ru.Ru.Ru. Oppure Famiglia Russo Costruzioni. Pietro Guarino infatti è il cognato degli imprenditori Salvatore e Carmine Russo, a loro volta fratelli dell’assessore allo sport. Giovanna Perrotta e Cherubina Di Petrillo sono rispettivamente le mogli di Salvatore Russo e Carmine Russo. Un passo indietro. Il campo comunale sarà gestito per 5 anni da Gennaro Dell’Aversana-Asd Sporting Atellana. Dell’Aversana è anche il presidente della Asd Sporting Atellana. Sapete chi è il vicepresidente? Salvatore Russo, come già detto fratello dell’assessore allo Sport e marito di uno dei soci della Gu.Pe.Di. Costruzioni che ha vinto la gara di un milione e 200mila euro per ristrutturare lo stadio. Diceva Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. C’è da indagare. Noi lo faremo.

Mario De Michele

(continua…)

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