E’ proprio il caso dire: il lupo perde il pelo ma non il vizio. L’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sui fondi truffati allo Stato (questa è l’accusa) da Pasquale Piccirillo e dalla consorte Pierangela Lucariello, con il sequestro di due milioni di euro (leggi l’articolo), non è l’unico procedimento penale in cui è incappato il titolare dello studio dentistico convenzionato “Sdp” di Recale, grazie al quale attinge ad altri fiumi di soldi pubblici. Piccirillo fu arrestato nel gennaio del 2010 nell’ambito di un’indagine condotta sempre della Procura sammaritana. Secondo i pm, il medico era a capo di una megatruffa per l’ottenimento, anche in quel caso, di fondi ministeriali attraverso la dichiarazione di investimenti fittizi. I magistrati sostengono che Piccirillo è «l’ideatore dell’intera attività criminale», messa in piedi per ottenere dal ministero per lo Sviluppo economico una somma di 782 mila euro, a fronte di investimenti fittizi per un valore di 3 milioni e 500 mila euro. Approfittando delle difficoltà economiche in cui si trovava il titolare di una società informatica, rileva la Procura, Piccirillo lo aveva costretto ad emettere in suo favore fatture per operazioni inesistenti. Queste, che ammontavano a un valore complessivo di 1 milione e 98 mila euro, venivano utilizzate per la realizzazione del progetto ministeriale “Pia Networking”». L’acquisizione dei documenti da parte della polizia tributaria ha consentito di scoprire l’esistenza dell’autorizzazione per la prima tranche del finanziamento: 381.896,00 euro, che proprio grazie all’attività delle Fiamme gialle è stato bloccato. In totale, i soggetti denunciati hanno emesso fatture per un imponibile di circa 3 milioni di euro e un’Iva di 600 mila euro. Ancora, il valore complessivo delle dichiarazioni fraudolente per annotazioni di fatture, è di circa 2 milioni, con un’Iva di 400 mila euro. Le indagini hanno poi smascherato il reimpiego di fondi derivanti da fatture per operazioni inesistenti, per un importo di 637.600,00 euro. A percepire illecitamente i contributi statali, era il consorzio «Tecno Caserta», operante, per l’appunto, nel settore delle comunicazioni e guidato da Pasquale Piccirillo».

Mario De Michele

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