In base alla legge norvegese, uno dei pochi Paesi ad avere eliminato anche l’ergastolo, oltre alla pena di morte, Anders Behring Breivik potrebbe essere condannato a un massimo di 21 anni di carcere per l’attacco-bomba e la sparatoria che hanno insanguinato Oslo.
Una prospettiva che ora suscita parecchie perplessita’ nel Paese, dove sono molte le voci che si levano per chiedere un’inasprimento della pena massima. La collera dei connazionali di Breivik si scatena con particolare virulenza soprattutto sul web, con Facebook che da subito ha visto nascere decine di pagine contro l’attentatore, alcune delle quali arrivano a chiedere la pena di morte per l’uomo. ”Dopo l’uccisione di cosi’ tanti innocenti trovo che non abbia il diritto di vivere”, scrive ad esempio Mari Kaugerud. Altri, interpellati per le strade di Oslo, si dichiarano contrari alla pena capitale ma vorrebbero una detenzione piu’ lunga. ”Persone cosi’ non dovrebbero mai poter tornare tra la gente normale”, si indigna Mustafa, 31 anni, edicolante norvegese di origine iraniana. Il diritto norvegese, in realta’, permette di tenere una persona in carcere anche per periodi piu’ lunghi di 21 anni, con tranche aggiuntive quinquennali, nel caso il detenuto sia considerato ancora pericoloso. ”Ma questo, quante volte succede?”, protesta Daniel de Francisco, cuoco di 25 anni. Il sistema penale della Norvegia, con le sue prigioni moderne e confortevoli, suscita spesso lo stupore di Paesi piu’ repressivi, eppure registra tassi di recidivita’ e di criminalita’ inferiori alla media europea. I morti degli attacchi di venerdi’ corrispondono a tre volte la media annuale di omicidi nel Paese scandinavo. Abolita per i crimini ordinari nel 1902, la pena di morte e’ stata definitivamente abrgata in Norvegia nel 1979. L’ultima esecuzione risale al 1948, tre anni dopo quella di Vidkun Quisling, capo del governo collaborazionista (1942-1945) sotto l’occupazione nazista, fucilato per alto tradimento.