“Nelle misure restrittive eseguite dal comando di Napoli della Guardia di Finanza nei confronti del gruppo campano Ragosta vi e’ qualcosa di paradossale: la Procura non puo’ accusare il gruppo Ragosta di essersi arricchito con l’evasione tributaria e, contestualmente, non riuscire a giustificare la provenienza della sua ricchezza. Soprattutto, non puo’ accusare Ragosta di riciclare il denaro della camorra quando qualsiasi forma di riciclaggio e’ stata nettamente esclusa da un decreto di archiviazione emesso appena qualche mese fa. Siamo all’ennesimo utilizzo del concorso esterno come nota di colore.
Ma, per fare clamore, si rischia di annientare il tessuto produttivo del meridione e lo si consegna al sottosviluppo perenne”. Lo si legge in una nota di Mario Papa, legale di Fedele Ragosta, imprenditore del gruppo omonimo insieme ai fratelli Giovanni e Francesco, destinatari tutti e tre di provvedimenti cautelari emessi dal gip Alberto Capuano.