Basta dare un’occhiata agli atti giudiziari sul sacco di Orta di Atella per abbattere il muro dell’omertà sulle ramificazioni criminali. Una piovra che ha stretto in una morsa letale la città tra il 1998 (varo del Prg) e il 2008 (varianti al Prg nel 2001 e nel 2005). I principali attori sulla ribalta del teatro di guerra i sindaci Luigi Ziello, Nicola Arena e Angelo Brancaccio. Quest’ultimo è stato condannato in primo grado a 8 anni ed è tuttora in carcere. I magistrati lo considerano il “capo dei capi”. Ma anche i suoi predecessori non sono stati da meno. Almeno a detta del pentito chiave del processo sull’intreccio tra camorra e politica durante il boom edilizio ad Orta di Atella. Parliamo di Orlando Lucariello (in alto a sinistra), ex referente del clan dei Casalesi. Dopo aver definito il geometra Nicola Iovinella (in basso  a sinistra) come “persona a disposizione del clan in ordine al rilascio di permessi di costruire in favore degli imprenditori” e tangentista che “chiedeva somme di danaro che gli sono state dai singoli imprenditori”, il collaboratore di giustizia ha puntato l’indice contro un altro tecnico, nonché ex primo cittadino. Nicola Arena, appunto.

Ecco cosa ha svelato ai pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. “…In merito alla posizione di Arena Nicola posso riferire che anche lui svolgeva la sua attività di responsabile nell’interesse del clan e dei singoli imprenditori. Del resto non avendo mai ricevuto lamentele in ordine al suo operato devo ritenere che abbia sempre agito per perseguire gli interessi sopra indicati”. Così funzionava, a detta di Lucariello, il “sistema” politico-affaristico che ha partorito “Orta 2”. Collusioni tra amministratori locali, dipendenti comunali, tecnici esterni e imprenditori. Un mix esplosivo. Il collaboratore di giustizia ha strappato anche il sipario che copriva il “sistema” del consenso elettorale. “…In merito alla candidatura ed elezione a sindaco di Angelo Brancaccio, nonché di precedenti sindaci, voglio precisare che tutta la campagna elettorale veniva gestita direttamente dal clan…”.

Sia Nicola Arena che Nicola Iovinella sono a piede libero. I due geometri si sono salvati grazie alla prescrizione dalla maxi inchiesta ancora in corso con 63 richieste di rinvio a giudizio. Ci ridomandiamo sempre la stessa cosa: com’è possibile che i tecnici comunali che hanno rilasciato tutte le licenze durante il boom edilizio se la possano passare liscia? Finora è così. Ma continuiamo ad avere fiducia nella magistratura e ci auguriamo che prima o poi tutti i veri responsabili del disastro urbanistico di Orta di Atella paghino per lo loro colpe. L’ex sindaco Arena ha fatto guai uno più grosso dell’altro. Nel Ruvit, che sarebbe meglio definire “Parco dei politici” per la spartizione di appartamenti tra i colletti bianchi, Alessandra Arena, figlia del geometra ed ex primo cittadino ortese, è proprietaria di una mansarda. Immobile colpito nel lontano 2014 da un’ordinanza di demolizione disposta da Claudio Valentino, allora responsabile delle Politiche del Territorio (leggi l’ordinanza in calce all’articolo). E qui balza agli occhi un altro paradosso. Iovinella e Arena non rischiano di essere processati pur avendo firmato centinaia di permessi di costruire illegittime. Mentre Valentino che ha ordinato una lunga serie di abbattimenti abusivi rischia il rinvio a giudizio. Non finisce qui. Da quanto ci risulta anche un’altra figlia del geometra Arena è o stata intestatario di un appartamento nel Parco Ruvit. Immobile “donato” dal padre sempre durante gli anni della speculazione edilizia. Si, sa: “I figli so’ piezz’e core”. E va bene. Ma perché i figli dei cittadini onesti di Orta di Atella devono essere per tutta la vita figli di un dio minore?

Mario De Michele

LEGGI L’ORDINANZA DI DEMOLIZIONE

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