La cattura del boss Michele Zagaria, avvenuta lo scorso dicembre a Casapesenna dopo una latitanza durata 15 anni, ha accresciuto la necessità di denaro da parte del clan e di conseguenza la pressione sugli imprenditori della zona di influenza del clan dei casalesi, costretti a pagare tangenti più pesanti.

Il paradosso è sottolineato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Maria Vittoria Foschini e notificata questa mattina a sei affiliati al clan. Una settima persona è stata sottoposta a fermo per gli stessi reati: si tratta di Antonio Aquilone, di 28 anni, scarcerato appena una settimana fa. “La cattura di Michele Zagaria – scrive il gip – come era prevedibile non ha messo fine alle attività estorsive compiute nel territorio della provincia di Caserta dai componenti il suo gruppo. Anzi, la necessità di garantire l’assistenza ai familiari del detenuto e di coprire i gravosi costi delle trasferte necessarie per i colloqui presso i carceri in cui Michele, i fratelli e gli altri affiliati sono ristretti ha richiesto l’imposizione di nuovi balzelli agli imprenditori della zona”.

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