SALERNO – Francesco Matrone ha trascorso la prima notte nel carcere di massima sicurezza di Ariano Irpino (Avellino), dopo la cattura avvenuta ieri mattina ad Acerno (Salerno). Con Matrone, capo indiscusso dell’omonimo clan operante già negli anni della Nuova Famiglia di Carmine Alfieri nel territorio scafatese e in quello dei comuni vesuviani, è finito in carcere anche un operaio idraulico-forestale di Acerno, ritenuto l’uomo che ha coperto la latitanza nel territorio dei Monti Picentini del noto boss.
Stamani nella sede del comando provinciale di Salerno i particolari della cattura sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il procuratore della repubblica di Salerno, Franco Roberti, Gianfranco Donadio della Procura Nazionale Antimafia, il sostituto della Dda di Salerno, Vincenzo Montemurro, il comandante della Legione Carabinieri Campania, generale Carmine Adinolfi, il comandante del Ros, generale Mario Parente, e il comandante provinciale dell’Arma, colonnello Fabrizio Parrulli. Il blitz dei carabinieri del Ros e dei colleghi del comando provinciale di Salerno è avvenuto ieri mattina alle 9 in punto. L’area montana nella quale sorgeva la casa rurale dove Matrone si rifugiava, era stata già circondata dalla notte precedente. Venti carabinieri hanno eluso la presenza di otto cani ed hanno fatto irruzione nell’abitazione. E’ quanto emerso oggi nel corso della conferenza stampa tenuta oggi al comando provinciale dei carabinieri di Salerno. Matrone ha chiesto poi che i suoi cani non venissero abbandonati al proprio destino: “Lasciate che mio figlio possa raggiungere questa zona per governarli”.”Lei non c’entra niente, era qui dal ferragosto”. Così il boss Matrone quando è stato sorpreso dai carabinieri, ieri mattina in una villetta di Acerno, in provincia di Salerno, ha difeso la moglie. E lo sapevano bene i carabinieri di Salerno che avevano seguito il movimento di una Fiat Panda 4×4, partita da Scafati con a bordo una donna alla vigilia della festività dell’Assunta. Nell’abitazione è stato rinvenuto anche un fucile da caccia che il boss utilizzava nel corso delle sue battute. Ma vi era anche una pistola a salve modificata, in grado di esplodere proietti calibro 7,65. Rinvenute e sequestrate anche una quarantina di cartucce. Inoltre, è stata sequestrata anche una moto enduro che il latitante utilizzava molto probabilmente per i suoi spostamenti in montagna. Le indagini intanto proseguono per scoprire ed assicurare alla giustizia quanti hanno coperto la latitanza del boss.