In un PalaTiziano da urlo l’Acea Roma conquista la terza finale scudetto della sua storia, dopo quella persa cinque anni fa con Siena. A farne le spese e’ la Lenovo Cantu’ che capitola per 89-70 nella bolgia dell’impianto capitolino. Il Palazzetto era gremito in ogni ordine di posto, tanto che la societa’ virtussina ha dovuto allestire un maxischermo all’esterno.

La squadra di coach Calvani, che aveva iniziato il campionato tra tante incertezze, non ferma la sua stoica cavalcata, fa sua gara7, e si ritrova cosi’ a lottare a sorpresa per lo scudetto, precisamente 30 anni dopo quello storico vinto dal Banco Roma di Valerio Bianchini. I protagonisti della serata sono Taylor (18 punti a referto) e Goss (16) ma e’ tutta la Roma a lottare e con Lawal inarrestabile sotto canestro. L’americano, che pe’iace a molte squadre della Nba, segna il 9-2 (+7) dopo 7’49”, costringendo coach Trinchieri a sprecare il primo time out per svegliare i suoi, storditi da un PalaTiziano che sente profumo d’impresa.

La Lenovo accorcia e con Leunen trova la tripla del -2 (11-9) quando e’ trascorso meta’ della prima frazione. Ma l’Acea di stasera ha fame di gloria e con Lawal torna sul +7 (17-10) e nonostante i canturini aggrediscano a tutto campo e’ proprio la Virtus a chiudere avanti (18-16). Le triple di Goss e D’Ercole danno il via al secondo quarto, ma sono i canestri di capitan Datome e Goss a regalare al quintetto di casa il +12 (28-16), mandando in visibilio il gli oltre 4.000 spettatori del PalaTiziano.

Ci prova Aradori (20 punti), il migliore dei suoi, a tenere in partita i suoi e’ pero’ Goss a piazzare sulla sirena il 42-32. Al rientro dagli spogliatoi ci pensa ancora Goss ad incrementare, ma e’ Taylor e a regalare all’Acea il momentaneo +16 (52-36). Cantu’ tenta in tutti i modi a ricucire alternando la difesa a zona a quella a uomo ma questa Virtus non sa cosa vuol dire mollare e arriva agli ultimi 10 minuti ancora in vantaggio (61-53). Dieci minuti che non sembrano finire mai, ma in questa pagina del basket italiano la Lenovo ha soltanto il ruolo di comparsa e, sul finire, subisce da Jones anche il massimo svantaggio +24 (87-63). E’ standing ovation, Roma e’ in finale. E il sogno continua.

 

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