“Tutta l’umana saggezza sarà riposta in queste due parole: aspettare e sperare”, scriveva Alexandre Dumas nel Conte di Montecristo. Cambia il contesto, cambiano i protagonisti, ma l’attesa di Matteo Gianello, Paolo Cannavaro, Gianluca Grava e del Napoli, è la stessa.


Aspettano e sperano che la Commissione Disciplinare della Figc, riunita in camera di consiglio per decidere sul filone partenopeo del processo al Calcioscommesse, possa emettere una sentenza favorevole a ciascuno di loro. Un’attesa che potrebbe però prolungarsi oltre il termine di giovedì-venerdì, stimato al termine dell’udienza svoltasi due giorni fa nell’aula allestita al Parco dei Principi di Roma. I giudici di primo grado, infatti, starebbero cercando di trovare il bandolo di una matassa ingarbugliata dalle richieste del procuratore federale, Stefano Palazzi. Il punto di penalizzazione (più 100mila euro di ammenda) per la responsabilità oggettiva del Napoli nei confronti del suo ex terzo portiere, per la tentata combine di Samp-Napoli del maggio 2010, infatti, cestina quanto visto nei vari processi sportivi a Scommessopoli. Palazzi, che solitamente aveva chiesto finora 2 punti per ogni illecito (Sampdoria e Torino hanno ottenuto il -1 soltanto dopo aver patteggiato), ha giustificato però la cosa dicendo che il “caso è particolare”, dato che Gianello non era mai stato utilizzato in quella stagione di serie A. Il procuratore avrebbe scontentato anche i legali di Grava e Cannavaro – deferiti per aver omesso di denunciare la proposta illecita del compagno – che immaginavano una richiesta massima di 6 mesi di stop, e non di 9. Ma, secondo il legale del portiere, Eduardo Chiacchio, a favore della società di De Laurentiis e dei due tesserati azzurri, gioverebbe il mancato patteggiamento del suo assistito (rischia ora 3 anni e tre mesi), respinto dalla Disciplinare che non ha ritenuto “fattiva” la sua collaborazione, nonostante tutto il processo si basi principalmente su di lui. Piuttosto che una nuova formulazione di richiesta di patteggiamento più cospicua (oltre i 16 mesi), Chiacchio ha preferito infatti richiedere la derubricazione da tentato illecito a violazione dell’articolo 1 del C.G.S (lealtà e correttezza). “Sia io sia Gianello siamo consapevoli di aver certamente assunto una posizione di conforto per gli avvocati del Napoli, di Grava e di Cannavaro – rileva l’avvocato -.La non adesione al patteggiamento determina certamente ricadute positive sulla posizione degli altri deferiti per il presunto illecito”. Intanto, attende di conoscere il suo futuro (soprattutto in ambito penale) anche il pentito del filone cremonese del Calcioscommesse Carlo Gervasoni che oggi, assieme a Filippo Carobbio, è tornato dinanzi alla giustizia sportiva come testimone nella controversia tra l’attaccante del Verona Nicola Ferrari e la Figc. Nessuna dichiarazione all’uscita. Preferisce conoscere prima gli sviluppi dell’inchiesta di Cremona. E anche lì, sono in parecchi ad aspettare e sperare.

 

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