Il Napoli respinge le ambizioni della Lazio, rispedendola a ­7 e spegnendo forse le sue ultime velleità di partecipazione al preliminare di Champions dopo che, prima del match di questa sera, la squadra di Simone Inzaghi era riuscita a risalire a ­4. Più forte, elegante e profonda degli avversari, la formazione di Sarri ha imposto un gioco degno di una grande squadra e a tratti sfoderato un avvolgente tiki­taka di matrice italica che ha tolto il respiro agli avversari, forse ancora scossi dall’ubriacatura post­derby di Coppa Italia.

Preciso, determinato, ordinato, con una minuziosa cura dei dettagli tecnico­tattici, il Napoli ha vinto segnando tre gol con straordinaria disinvoltura e la pazienza di chi è sicuro che, prima o poi, il punto sarebbe arrivato. Oltre alla forma anche la sostanza che genera un interrogativo: come ha fatto una squadra così organizzata a raccogliere nulla fino a questo momento, visto che è fuori dalla corsa-scudetto, e da Champions e Coppa Italia? Gli auspici della Lazio sono a forti tinte noir: Biglia non è del confronto e si vede. Eccome. La sua assenza è più grave di quelle di De Vrij e Lucic, perché la Lazio non riesce a mettere ordine a centrocampo, dove si vincono e si perdono le partite. Keita parte inspiegabilmente dalla panchina. Gli attacchi biancocelesti, non troppo pericolosi a dire il vero, scaturiscono da iniziative personali dei due più elementi più in palla: Milinkovic e Anderson. La partita la fa il Napoli, e questa non è una novità. La squadra di Sarri, quando riesce a giocare con la palla a terra e a velocizzare la manovra, dà spettacolo. Spesso la circolazione di palla non porta a nulla di concreto, producendo solo capogiri agli avversari, che barcollano e poi finiscono fatalmente per crollare. Ma non si tratta di puro edonismo. La Lazio appare più convinta in partenza, con Milinkovic che si fa deviare la conclusione in angolo al 6’; al 12′, invece, impegna Reina. Il Napoli comincia a tessere la consueta fitta ragnatela di passaggi, giocando a un tocco e trovando sbocchi al 25′, allorché un’azione palla a terra, tutta di prima, porta Hamsik a chiudere sulla sinistra un triangolo con Mertens e a tagliare l’area con un traversone rasoterra che finisce sulla parte opposta, cioè sulla destra, dove c’è Callejon che insacca l’1­0. Un colpo mortale per la Lazio che, oltre ad apparire disorganizzata, sembra più spremuta degli avversari. Al 30′ ci prova Anderson, ma Reina ferma in due tempi. Nel finale di tempo Immobile prova il colpo della domenica, portando a spasso Reina fuori dall’area e poi cercando di superarlo con una parabola arcuata, infine Mertens serve su un piatto d’argento il pallone del 2­0 a Insigne ­ dopo un clamoroso errore di Wallace ­ ma il fantasista tascabile conclude d’interno destro a meno di un palmo dal palo. Nella ripresa, dopo un paio di conclusioni neutralizzate da Straskosha, il Napoli chiude i conti quasi subito, con Insigne che, di controbalzo, batte in uscita Strakosha, spegnendo in fondo alla porta un campanile di Allan. Inzaghi manda subito in campo Keita e l’attaccante, per poco, non propizia subito il gol dell’1­2, innescando un flipper in area che non sortisce gli effetti da lui sperati. Il Napoli mette da parte l’estetica e si rintana, la Lazio ci crede, ma è la squadra di Sarri a dimostrare di avere più idee. Se poi Insigne indossa i panni di goleador e di difensore aggiunto, come al 26′ quando salva su Patric quasi sulla linea di porta, allora si può dire che questo Napoli ha davvero qualcosa di più. Sempre Insigne, dopo lo sfogo laziale durato pochi minuti, chiude i conti con un destro preciso, su servizio volante di Zielinski. E’ il suggello a una serata perfetta.

 

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