La Commissione Disciplinare ha respinto, giudicandola “non congrua”, l’istanza di patteggiamento per Antonio Conte. La notizia è giunta in aula a sorpresa, per bocca dello stesso presidente Sergio Artico, e l’ annuncio, dopo oltre un’ora di camera di consiglio, ha gelato i legali del tecnico bianconero, che forse si aspettavano una passeggiata trionfale nell’aula dell’ex Ostello della Gioventù del Foro Italico, dove stamane è iniziato il processo sportivo al Calcioscommesse basato sugli atti della Procura di Cremona. Gli avvocati Antonio De Renzis, Luigi Chiappero e Michele Briamonte erano infatti forti dell’accordo – squalifica di tre mesi e ammenda di 200mila euro da devolvere in beneficenza – raggiunto due giorni fa con il Procuratore federale Stefano Palazzi.

La Disciplinare, però, ha detto no alla richiesta di patteggiamento per le due omesse denunce nelle presunte combine di Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena, avvenute quando Conte era alla guida del club toscano. “Non congrua” come le richieste del Siena (5 punti di penalizzazione e 40mila euro) e dei tesserati Angelo Alessio (vice allenatore Juve, all’epoca dei fatti al Siena), Marco Savorani (preparatore portieri Siena), Giorgio D’Urbano (preparatore atletico Siena), Dario Passoni (Folzano) e Mirko Poloni (collaboratore tecnico AlbinoLeffe); i quali però, in serata, hanno poi trovato un accordo con la Commissione. Tutti tranne Conte e Alessio. La società toscana se l’é cavata con 6 punti di penalizzazione e 20mila euro (con altri 80mila dovrebbero aggiungersi nel procedimento sugli atti di Bari in programma venerdì), nonostante i 5 illeciti contestati ai suoi tesserati. I legali di Conte e della Juventus però non hanno accettato di rivedere al rialzo gli stop ai propri tesserati e si sono scontrati duramente con la Disciplinare facendo richiesta di ricusazione. “Respingendo il patteggiamento avete già deciso – ha tuonato Chiappero -. La Corte Costituzionale nel 1992 ha detto con estrema chiarezza che non può giudicare un giudice che ha rigettato la richiesta di pena concordata”. “Chiedo a questa Commissione che, una volta dichiarate non accoglibili le istanze, venga dichiarato lo stralcio perché un’altra Commissione possa giudicare quello che è già stato giudicato”, ha aggiunto il legale, minacciando anche il ricorso alla Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva per violazione del dovere di terzietà. Pronta la risposta di Palazzi: “Non sussiste nessun motivo di inopportunità perché con il patteggiamento non c’é nessuna valutazione nel merito, nessun pregiudizio in riferimento né incompatibilità nel giudicare”. Nello stesso tempo, però, il Procuratore, contestato in mattinata da un gruppetto di tifosi bianconeri, ha teso una mano agli avvocati juventini lasciando in sospeso le posizioni del tecnico dei campioni d’Italia, del suo vice Alessio, e anche del tesserato Ruben Garlini, in attesa di un’eventuale ulteriore istanza di patteggiamento. Si dice che la notte porti consiglio e nel summit di queste ore i legali dovranno sciogliere il dilemma: patteggiare o no? Nel collegio difensivo ci sarebbero, infatti, posizioni contrastanti: c’é chi, a nome della società, vorrebbe il patteggiamento aumentando i mesi di squalifica almeno a quattro: un boccone difficile da mandare giù per l’allenatore salentino, che si è sempre proclamato innocente. Nel fortino bianconero in cui la società si è trincerata dopo un comunicato durissimo, il riserbo è massimo. “La Juventus è oggi in silenzio stampa. Domani in mattinata – ha affermato il club – verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società”. L’ ‘affaire’ Conte, ha fatto passare in secondo piano gli altri tre patteggiamenti dei club – AlbinoLeffe, Torino e Varese, un punto di penalizzazione e 30mila euro di ammenda – e quelli di 11 tesserati sui 27 oggi alla sbarra. Oltre alla richiesta di penalizzazione del Novara (4 punti) e quella di retrocessione in Lega Pro del Grosseto (più penalizzazione di 3 punti), con i 5 anni di inibizione più preclusione per il presidente Piero Camilli. “Reagiremo con forza dimostrando l’estraneità del presidente Camilli – ha detto l’avvocato Mattia Grassani – e, soprattutto, faremo in modo che il calcio a Grosseto continui ad esistere”. Domani l’arringa difensiva. Ma anche domani l’attesa sarà tutta per Conte.

 

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