Da settimane era un ”dead man walking”, un morto che cammina nell’abrasivo gergo dei tabloid, oggi e’ arrivato l’atteso esonero: Andre Villas-Boas non e’ piu’ il manager del Chelsea. Mancava solo l’ufficializzazione dopo la sconfitta di sabato contro il West Bromwich, il settimo passaggio a vuoto dei blues in questa Premier League. A 20 punti dalla vetta, a -3 dal quarto posto dell’Arsenal, con il ritorno di Champions League contro il Napoli alle porte, Roman Abramovich ha preferito cambiare. Al posto del 34/enne portoghese, ex assistente di Jose Mourinho, sara’ Roberto Di Matteo a guidare la squadra fino al termine della stagione.

Il tecnico italiano, con un passato sulla panchina di Mk Dons e West Bromwich prima di essere scelto dallo stesso Villas-Boas come suo vice la scorsa estate, fara’ il suo debutto gia’ martedi’ sera, sul campo del Birmingham City, replay degli ottavi di finale di Fa Cup. Fatali a Villas-Boas gli altalenanti risultati della squadra che hanno sollevato piu’ di un dubbio sulle sue impostazioni tattiche cosi’ come sulle scelte di mercato (spesi la scorsa estate 50 milioni di euro per Oriol Romeu, Romelu Lukaku e Juan Mata). Cosi’ l’ex tecnico del Porto non solo e’ entrato in rotta di collisione con alcuni dei senatori dello spogliatoio (Ashley Cole e Frank Lampard), ma non ha neppure trovato i rimedi per evitare la crisi. Una vittoria nelle ultime sei partite, solo tre negli ultimi 12 turni, la percentuale di successi peggiore degli ultimi 16 anni (19 su 40 gare, 48%). Numeri che, piu’ del comunicato della societa’, spiegano il licenziamento di Villas-Boas, per il quale la scorsa estate Abramovich aveva pagato al Porto 15 milioni di euro. ”Purtroppo i risultati e le prestazioni della squadra non sono stati all’altezza – si legge nel comunicato apparso sul sito internet -, e non c’erano nemmeno segni di miglioramento in un momento cruciale della stagione”. Ovvero, a 10 giorni dal ritorno contro il Napoli quando Lampard e compagni dovranno rimontare il 3-1 dell’andata al San Paolo. Di Matteo diventa cosi’ l’ottavo tecnico dell’era Abramovich (iniziata nel 2003), il terzo italiano dopo Claudio Ranieri e Carlo Ancelotti. Per lui una grande responsabilita’ ma anche un’occasione d’oro perche’ qualora riuscisse a raddrizzare la stagione del Chelsea, si guadagnerebbe la conferma. Anche se il sogno di Abramovich resta Pep Guardiola, che almeno fin quando non rinnova con il Barcellona, rimane il candidato principale per la panchina di Stamford Bridge per la prossima stagione.

 

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