“Ho sognato Marco diverse volte quest’anno, mi diceva di essere contento e sorrideva. Mi piace pensare che sia vero”. Valentino Rossi ricorda cosi’, ai microfoni di Sky Sport 24, l’amico Marco Simoncelli morto un anno fa sulla pista di Sepang. “Bisogna andare avanti, non si puo’ fare altro.

E’ passato un anno, la cosa bella e’ che tutti lo ricordano -prosegue Rossi-. La prima volta che l’ho visto non sapevo dove sarebbe potuto arrivare come pilota. L’impressione era che non fosse proprio bellissimo, era lungo lungo con le manone, i piedoni e il busto corto, era buffo. Quando ci siamo conosciuti c’era molta differenza d’eta’, io ne avevo 24 e lui 16. Poi quando si diventa grandi si diventa tutti uguali. Noi siamo diventati piu’ amici nel 2007 quando ha cominciato ad allenarsi con me, me lo sono goduto e sono stato fortunato, ci vedevamo tutti i giorni”. “Nel 2010 durante l’infortunato mi veniva a trovare come venivano gli amici piu’ stretti, anche solo per farmi un saluto. Mi e’ stato vicino in quelle due-tre settimane in cui ero fermo a casa -aggiunge il pilota della Ducati-. Con lui era divertente fare tutto, poi lui era milanista, io interista, c’era un grande sfotto’ anche su questo”. “La risposta della gente dopo il suo incidente e’ stata incredibile. E’ un bene che suo padre usi la grande risposta di tutto il pubblico e dei tifosi per fare qualcosa di buono e per ricordarlo nel modo migliore con la Fondazione Simoncelli, e’ anche un modo per non dimenticarcelo”. “Mi ricordo una sera dopo la fine della stagione 2008 -prosegue Valentino Rossi-, siamo andati a cena insieme a mangiare il sushi, e’ uno dei miei ricordi piu’ belli, eravamo tutti e due felici. Ridevamo sul fatto che i due campioni del mondo (uno nella 250, l’altro nella MotoGp nrd) si allenavano nella stessa piccola palestra. La cosa che mi manca di piu’ e’ la sua compagnia, era uno che quando c’era faceva la differenza. E poi il suo carattere, la sua positivita’ e la felicita’ di fare quello che gli piaceva. Quello mi manca tanto”. “E’ un grandissimo peccato -conclude il pilota di Tavullia-, averlo perso come amico, ed e’ un peccato anche per tutta la MotoGp non avere piu’ un pilota come lui che ti faceva stare attaccato alla televisione perche’ sapevi che in gara avrebbe sempre combinato qualcosa. La MotoGp e’ piu’ noiosa anche perche’ non c’e’ piu’ il Sic”.

 

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