PIEDIMONTE MATESE/PIANA DI MONTE VERNA – E’ stato l’Istituto Tecnico Agrario “Scorciarini Coppola” di Piedimonte Matese la location che ha accolto una delle nuove centraline di biomonitoraggio del Progetto C.A.R.A. Terra ideato dal Consorzio Nazionale Produttori Apistici (Co.Na.Pro.A.) e “adottato” recentemente dal Gal Alto Casertano. Le nuove “centraline” sono state posizionata ieri mattina, mercoledì 6 agosto, alla presenza di Giuseppe Miselli, responsabile del Gal Alto Casertano; del preside dell’Istituto Tecnico Agrario, Nicolino Lombardi e del presidente del Co.Na.Proa, Angelo Lombardi. Mentre altre due sono state posizionate nel territorio di Piana di Monte Verna alla presenza del sindaco Giustino Castellano.

Il progetto viene sostenuto dal Gal Alto Casertano con il Programma di Sviluppo Locale “Giardino di Terra di Lavoro”, finanziato dal F.E.A.S.R.. Grazie al Gal Alto Casertano, infatti, si è potuto firmare un protocollo d’intesa con il preside Nicolino Lombardi che da subito si è mostrato entusiasta di far espandere un’iniziativa fondamentale per anche e soprattutto per gli studenti dell’Istituto Agrario. Il preside, infatti si è reso disponibile ad ospitare con piacere l’evento di presentazione dei primi risultati, previsto per il prossimo mese di novembre.

Un progetto inaugurato nel novembre 2013, quello di C.A.R.A. Terra, in piena emergenza “Terra dei Fuochi”, che a luglio 2014 ha conquistato l’Oscar Green 2014 nella sezione “non solo agricoltura”. Oggi C.A.R.A. Terra, nato dalla volontà dei soci del CoNaProA, che per il decollo e per dare spessore all’idea hanno affidato l’aspetto scientifico a due docenti universitari, Antonio De Cristofaro, dell’Università del Molise ed Emilio Caprio, della Federico Secondo di Napoli, vanta centraline di biomonitoraggio dislocate su un’area del casertano che continua ad espandersi.

Si tratta di un prospetto che si inserisce costruttivamente nel dibattito sulla salubrità dell’aria intervenendo attivamente nel discorso che ci ha etichettati come “Terra dei Fuochi”. Il fine è quello di portare avanti un’indagine conoscitiva sull’inquinamento ambientale in termini di metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici osservando le api e tutte le caratteristiche scientifiche che porterebbero i segni di un eventuale inquinamento. Perché l’ape? Innanzitutto perché è ubiquitaria, cioè utile sempre e ovunque; perché in grado di raccogliere dati attuali ma anche storici attraverso essa stessa e ciò che produce; perché ha il corpo coperto di peli che consentono di intercettare i materiali e le sostanze con le quali entra in contatto; perché perlustra tutti i settori ambientali grazie al fatto che ha un ampio raggio di volo, fino a 7 chilometri quadrati; perché in pratica è un sensore viaggiante, capace di raccogliere dati sul territorio a differenza di statiche centraline. Verrà monitorata la presenza di Piombo e Cadmio, sostanze inquinanti che mettono a rischio acqua, suolo e vegetazione attraverso la combustione di oli minerali e l’incenerimento di rifiuti solidi urbani per il primo e la combustione di combustibili fossili e di pneumatici, per esempio, per il secondo.

 

 

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