E’ iniziata questa mattina al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) la requisitoria del processo che vede come imputato Michele Santonastaso, ex avvocato del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti, per i reati di associazione di stampo camorristico, corruzione in atti giudiziari e falsa perizia aggravati dall’aver agito per favorire un’associazione camorristica (articolo 7 dl 152/1991). Con il legale casertano – diventato noto quando nel marzo 2008, nel corso del maxi-processo d’appello ai Casalesi Spartacus, lesse in aula insieme al collega Carmine D’Aniello (anch’egli in passato arrestato), un’istanza firmata dai boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine in cui chiedeva lo spostamento a Roma del processo per legittimo sospetto, in quanto a suo dire il collegio giudicante si sarebbe fatto influenzare dalla giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, dall’ex pubblico ministero della DDA Raffaele Cantone e dallo scrittore Roberto Saviano – è imputato anche il professore universitario catanese Alberto Alfio Natale Fichera. Secondo la DDA di Napoli quest’ultimo, in qualità di perito del Tribunale di Napoli, avrebbe falsificato una perizia fonica con l’obiettivo di scagionare – cosa che effettivamente avvenne – da un duplice omicidio Aniello Bidognetti, figlio del boss, dietro il pagamento di 100mila euro consegnategli da Santonastaso. Fu Anna Carrino, ex compagna di Francesco Bidognetti oggi pentita, a raccontare per la prima volta della perizia falsa grazie alla quale Bidognetti e Tammaro furono assolti in primo grado e Cimmino in Appello. L’unico ad essere condannato fu Giuseppe Cristofaro. In aula, il 9 marzo del 2012, la donna raccontò che “c’era un’intercettazione fatta in un’auto in cui comparivano le voci di Aniello e di un’altra persona (Vincenzo Tammaro, ndr); si parlava, mi disse l’avvocato Santonastaso, di un duplice omicidio (quello di Enrico Ruffano e Giuseppe Consiglio, avvenuto a Napoli il 28 aprile del 1999, ndr). Aniello in quel momento era in carcere proprio per quel delitto. Santonastaso mi disse anche che il perito di sua conoscenza avrebbe potuto modificarla in modo da non far apparire più la voce di Aniello”. La falsità della perizia emerse in seguito agli accertamenti compiuti da un diverso collegio di consulenti. Oggi in aula il pm della DDA Sandro D’Alessio ha chiesto al collegio presieduto dalla Stravino di poter sentire il neo-pentito Massimiliano Di Caterino, ex braccio destro di Michele Zagaria, ma il tribunale ha rigettato. Ha preso quindi la parola l’altro sostituto Maurizio Giordano che si è soffermato sulla “piena attendibilità della Carrino”. “Ci ha raccontato l’episodio della falsa perizia che non era mai emerso; di solito i pentiti, per ingraziarsi il pm, parlano di fatti già noti aggiungendo dettagli e particolari inediti. Senza la Carrino tali circostanze non sarebbero mai venute fuori”. Si tornerà in aula venerdì prossimo per la conclusione della requisitoria e l’inizio delle arringhe difensive.