Nei primi otto mesi del 2014 in Campania hanno chiuso 3422 imprese, di cui 2600 solo a Napoli. Il dato emerge dall’Osservatorio Confesercenti su iscrizioni e cancellazioni. In questo periodo di tempo le nuove aperture sono state 11mila in meno rispetto all’anno precedente. Questo vuol dire – hanno spiegato i vertici di Confesercenti nel corso di un incontro con la stampa che si è tenuto a Napoli – che mentre prima un negozio o un pubblico esercizio in vendita erano visti come un’occasione per un investimento, ora sembra essersi diffusa una profonda sfiducia che porta a non investire. La categoria più colpita è quella del commercio al dettaglio in sede (- 17mila unità in tutta Italia rispetto al 2103). Da segnalare il calo dei negozi che vendono le sigarette elettroniche (-637 negozi), quelli di abbigliamento (-3667) e le edicole (-355). “La colpa – ha detto Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Napoli – è principalmente della politica. Almeno nei primi tre anni di attività un imprenditore non dovrebbe pagare tasse e dovrebbe ricevere contributi per poter assumere nuove persone. I lavoratori dovrebbero essere tutelati, invece le istituzioni preferiscono risparmiare”. “Abbiamo proposto – conclude il presidente di Confesercenti Napoli – diversi programmi al Comune di Napoli, ma siamo stati ostacolati. Un progetto è stato bloccato solo perché bocciato da due consiglieri comunali”.