Le ragioni contabili prevalgono sulle esigenze sanitarie dei cittadini. È quanto emerso drammaticamente dall’audizione in Commissione Trasparenza, che ha sentito ancora una volta questa mattina le rappresentanze sindacali, la dirigenza della clinica Minerva di Santa Maria Capua Vetere e il Sindaco della Città. Ha aperto i lavori la presidente Giulia Abbate (PD), alla presenza dei consiglieri Lucia Esposito (PD), che, su sollecitazione dei lavoratori, aveva richiesto l’audizione, e Gennaro Oliviero (PSE). Assente, ancora una volta, un rappresentante del commissariato regionale alla sanità. Dall’audizione è emersa una situazione paradossale, che pone seri interrogativi in merito alla gestione della spesa sanitaria in Campania. Primo su tutti il problema dei tetti di spesa, che ha costretto la struttura casertana ad un fermo sostanziale dei servizi. L’esaurimento a settembre delle risorse assegnate è frutto di una ripartizione dei fondi in base ad un calcolo errato sulla spesa storica, ripartita su nove mensilità anziché dodici. Peraltro, ad oggi, non è stato ancora comunicato il budget di quest’anno. La copertura dei costi – a detta delle parti presenti in audizione – è inferiore al costo per la cassa integrazione e per gli spostamenti dei pazienti sul territorio regionale ed extraregionale. Le parti sindacali – alla luce del recente annuncio del presidente Caldoro dell’avvenuto risanamento dei conti – hanno evidenziato la necessità di chiudere il commissariamento e passare ad una gestione ordinaria. Anche perché sul budget sanitario regionale pesa il decurtamento dei trattamenti per chi viene da fuori, in quanto le Regioni commissariate non possono incassare trasferimenti di tariffa. Tutto questo a discapito dei cittadini campani. I rappresentanti della clinica Minerva hanno inoltre evidenziato che, pur alla luce di atti ufficiali che assegnano alla struttura 6,7 milioni di euro per i livelli di eccellenza raggiunti, se ne vedono assegnati 4,6 milioni, retrocedendo di fatto il presidio ad un livello qualitativo di gran lunga inferiore a quello raggiunto in cinquant’anni. Condizione che stravolge la programmazione e mette la struttura in seria difficoltà. Peraltro – denunciano le parti – questo accade mentre altre strutture sanitarie campane sono riaccreditate pur senza averne titoli e pur senza offrire gli stessi livelli di servizi. A conclusione dei lavori i consiglieri regionali presenti hanno concordato di sottoscrivere una risoluzione condivisa da inviare al Commissariato alla Sanità e all’Assessorato al Lavoro, per chiedere di trovare una rapida soluzione e garantire sia i livelli occupazionali che i servizi sanitari ai cittadini della provincia di Caserta e dell’intera Campania.