Un fiume di auto gia’ dalla tangenziale, almeno ottomila persone ad affollare l’Unipol Arena di Casalecchio di Reno, due passi da Bologna, per il concerto di Francesco Guccini, non piu’ l’ultimo, per la felicita’ di molti, come il cantautore aveva in lasciato intendere.
Questo l’ha finito in un grande successo anche se visibilmente affaticato.- Prima del via all’ampia locandina musicale Guccini come di consueto ha scherzato: ”Credo mi abbiate scambiato con Paul Mccartney (sullo stesso palco una settimana fa ndr), questa sera siamo noi col nostro piccolo concerto. Piccolo! Insomma! Mica poi tanto”. Un pubblico che abbracciava almeno cinque generazioni: da un bimbetto di tre, quattro mesi in braccio ad una mamma evidentemente molto appassionata del cantante, fino agli ultrasettantenni con in mezzo ovviamente adolescenti, ventenni e trentenni. Ha parlato dei suoi anni bolognesi Guccini, di quando frequentava l’Osteria dei Poeti convinto di trovarvi scrittori ed artisti per poi scoprire che si trattava solo del cognome del proprietario. ”Pero’ c’era una statua del Carducci – racconta – con una targa dove era scritto: quando moriro’ seppellitemi in una vigna affinche’ possa restituire alla terra quello che ho ricevuto”. Ha scherzato anche con alcuni che si erano messi in piedi ostruendo la vista del palco a quelli seduti dietro: ”Seduti fannulloni, berlusconiani!”. Il concerto e’ cominciato come sempre con ‘Canzone per un’amica’: ”Avremmo voluto stupirvi con effetti speciali, ma preferiamo iniziare con la solita canzone” e via con la prima ovazione. Sono seguiti gli omaggi immancabili ”agli amici che hanno pensato bene di salutarci prima del tempo”, ‘Lettera per Bonvi’; le canzoni d’amore come ‘Farewell’ prima dei suoi grandi classici come ‘Eskimo’, ‘Cyrano’ e ‘Dio e’ morto’. Ma tra una ballata e l’altra, un sorso di vino e uno di grappa, prendendo a prestito la pubblicita’ di una carta di credito secondo la quale spendendo pochi euro ci si puo’ permettere gadget vari o viaggi, Guccini ha espresso la sua gioia per il fatto che ”non avere piu’ Brunetta o Sacconi come ministri, non costa piu’ niente”. E non ha risparmiato neppure il neo presidente del Consiglio Mario Monti: ”Bisogna dirgli che non vada da Vespa. Se poi gli mettono davanti anche la scrivania di ciliegio allora mi viene da piangere”. O ai ministri tecnici: ”Se ti va via la luce o ti si rompe lo sciacquone, si puo’ telefonare a loro”. Alle 23,30, dopo due ore di canzoni, ha ammesso di essere rimasto senza voce, ha avuto una pausa (”Se dico che me la sento, me la sento”, ha detto a chi gli e’ andato vicino con un po’ di preoccupazione) e poi, prima di andarsene accompagnato e quasi sorretto dagli amici, ha attaccato il brano che chiude sempre i suoi concerti, ‘La locomotiva’, che naturalmente hanno cantato tutti.