Due ordinanze di custodie cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari sono state eseguite questa mattina dai carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa nei confronti di esponenti del gruppo Di Tella del clan dei Casalesi per vari episodi estorsivi e concorrenza illecita. Il provvedimento si inquadra in un’articolata attività di indagine iniziata da alcuni mesi, che ha consentito di acquisire rilevanti fonti di prova su una serie di episodi estorsioni a Carinaro, Teverola e Calvi Risorta.In carcere sono finiti Antonio Barbato e Gennaro Guerra, mentre ai domiciliari Cesario Ferriero e Giovanni Mastroianni. Il gruppo chiedeva ai commercianti di pagare a Natale, Pasqua e Ferragosto, le tre scadenze classiche per le richieste estorsive della camorra.

Per gli inquirenti (pm Dda Fabrizio Vanorio) sarebbe Antonio Barbato il capo del gruppo che fino ad alcuni anni faceva capo a Raffaele Di Tella, referente di Francesco Sandokan Schiavone. Un elemento in rapida ascesa nel clan già arrestato cinque anni fa sempre per estorsione aggravata. Non a caso proprio Barbato, il 20 gennaio scorso – emerge dall’ordinanza di arresto del Gip Vincenzo Alabiso – si reca in un cantiere edile di Carinaro esplodendo alcuni colpi d’arma da fuoco; dopo l’episodio l’imprenditore, che inizialmente non aveva ceduto alle pressanti richieste estorsive dell’altro arrestato Gennaro Guerra ” ‘statti calmo – aveva detto Guerra al costruttore – altrimenti ti levo tutti i denti dalla bocca’ – ha versato una tangente di 2 mila euro. Sempre Barbato, qualche mese prima, nel novembre 2013, in compagnia dell’altro indagato Cesario Ferriero (finito ai domiciliari, ndr), va al mercato comunale di Calvi Risorta dietro richiesta di Giovanni Mastroianni, il cui padre è titolare di un?attività di vendita ambulante di prodotti ittici. Barbato avvicina un altro venditore di pesce. ”Non devi più venire a vendere il pesce a Calvi Risorta, se vieni non ti facciamo andare neanche a Sparanise” gli intimò. Risale all’agosto scorso l’ultima estorsione commessa da Barbato e dai suoi complici; il delitto non si è consumato perché la vittima, titolare di un esercizio commerciale di Teverola, ha preso tempo e alla fine non ha versato la rata di Ferragosto; qualche mese prima però, ad aprile, l’operatore aveva dato a Barbato 200 euro per il ‘rateo pasquale’. Dal provvedimento emerge anche il mantenimento della ‘rigida competenza territoriale’ dei vari referenti del clan, a dispetto di arresti e pentimenti eccellenti. In un’intercettazione Barbato dice che ”Luigi u’ Scusuto (ovvero l’esponente di spicco Luigi Autiero, ndr), deve andarsene a Gricignano (comune confinante, ndr), qua non si è mai permesso di venire, a Carinaro ci siamo sempre stati noi”.

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