E’ per mercoledì 5 novembre alle ore 9.30 che è stato lanciato l’appuntamento per un presidio presso il Tribunale di Napoli. Il presidio, in solidarietà con la famiglia Cucchi, a seguito della sentenza che ha visto assolti tutti gli imputati del processo per la morte di Stefano, è stato promosso dall’associazione “Davide Bifolco il dolore non ci ferma” e dai collettivi del movimento napoletano. E’ solo l’ultimo dei tanti appuntamenti che negli ultimi due mesi, dall’omicidio di Davide Bifolco per mano di un carabiniere, animano la città con dibattiti ed iniziative pubbliche. Troppe negli ultimi anni le morti “casuali” o “per errore”, tutte senza colpevoli. E se da un lato sono anni che i movimenti denunciano l’impunità di cui godono le forze dell’ordine, oggi è dalla società tutta che si leva un urlo di rabbia; in particolare da quelle fasce sociali più deboli che maggiormente risentono di politiche e pratiche violente e repressive. La lista di quanti sono morti mentre si trovavano nelle mani dello Stato è lunga e, a volerla ripercorrere tutta, non sembra più possibile parlare di morti accidentali o casi isolati. Da Federico Aldrovandi a Giuseppe Uva, passando per Stefano Cucchi e Davide Bifolco, solo per citarne alcuni, si fa strada il sospetto che queste morti siano il risultato tragico di politiche e pratiche repressive dello Stato. E se ci fossero ancora dubbi in tal senso, ci ha pensato il segretario generale del sindacato di Polizia SAP, Gianni Tonelli, a chiarire come funzionano le cose in Italia e, soprattutto, quale sia la formazione culturale delle forze dell’ordine. Le sue dichiarazioni, rilasciate a seguito della sentenza di assoluzione per tutti gli imputati del processo per la morte di Stefano Cucchi, non lasciano spazio ad interpretazioni: “In questo paese bisogna finirla di scaricare sui servitori dello Stato le responsabilità dei singoli, di chi abusa di alcol e droghe, di chi vive al limite della legalità”. E ancora: “Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze. Senza che siano altri, medici, infermieri o poliziotti in questo caso, ad essere puniti per colpe non proprie” Il Senatore Giovanardi applaude e i dati confermano: a fronte di decine di morti, i colpevoli condannati sono stati negli anni ben pochi e con pene comunque irrisorie. E’ così che nasce la rabbia che i collettivi napoletani, insieme all’associazione intitolata a Davide Bifolco, hanno deciso di urlare il 5 novembre fuori il palazzo di Giustizia di Napoli. Come a dire: e da voi chi ci protegge?

Luca Leva

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