“Nel 2002 una delle poche discariche aperte in Campania, quella di Parco Saurino a Santa Maria la Fossa (Caserta), fu bloccata da una protesta popolare cui presero parte anche camorristi, creando gravissimi disagi in tutta la regione, su input di Nicola Cosentino e Mario Landolfi che volevano in tal modo condizionare le scelte del subcommissario Giulio Facchi e dimostrare che la Fibe Campania non era capace di gestire il ciclo dei rifiuti”. Lo ha spiegato l’ex presidente del Consorzio dei rifiuti Caserta4 Giuseppe Valente, oggi collaboratore di giustizia, parlando in video-conferenza da un sito protetto al processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che vede imputato per concorso esterno in associazione camorristica l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino. E’ già la terza udienza in cui Valente viene esaminato dal pm della DDA di Napoli Alessandro Milita. L’esame proseguirà il 24 novembre. Oggi il pentito, condannato in un’altra tranche dello stesso procedimento, ha raccontato di come “servisse pochissimo per far andare in crisi il sistema campano dei rifiuti nel periodo dell’emergenza, perché il sistema era sbagliato: mancavano infatti i veri terminali della raccolta, i termovalorizzatori, così bastava bloccare una discarica per fermare anche i Cdr e far arrivare facilmente l’immondizia ai primi piani delle case. E quando nel 2002 fu bloccata Parco Saurino – prosegue Valente – io non ne sapevo nulla; tra i promotori del blocco, che durò oltre un mese, c’erano Gennaro Coronella, allora parlamentare di An, uomo di Landolfi, e il consigliere provinciale di Forza Italia Michelangelo Madonna. Mi rivolsi a Cosentino che mi spiegò che quella protesta era strumentale: da un lato infatti doveva servire a dimostrare che la Fibe Campania, che gestiva i Cdr e altri impianti, era incapace di far fronte all’emergenza, e ciò a vantaggio dell’Impregeco, dall’altro doveva rappresentava una strumento di pressione verso Facchi affinchè autorizzasse il progetto per la creazione del Cir (Centro integrato dei rifiuti) che avrebbe dovuto portare alla realizzazione di un termovalorizzatore a Carinola, comune facente parte del Ce4”. In questo frangente Facchi, spiega Valente, “subisce” l’iniziativa di Cosentino, sebbene fosse stato proprio lui il sub commissario a teorizzare l’accordo per Impregeco; nello stesso periodo però Facchi autorizza un progetto preliminare per l’apertura di una discarica a Caserta, presso la cava del Torrione, in località Lo Uttaro. “Il sito, individuato dall’avvocato Francesco Cundari del Consorzio Caserta3, uomo di Cosentino – spiega Valente – era importantissimo perché da un lato Parco Saurino stava per esaurirsi, ma soprattutto perché dovevamo in tal modo costringere Fibe a scaricare da noi; alla fine l’invaso non fu realizzato perché il ministro Altero Matteoli inviò una lettera nella quale negava il potere autorizzativo di Facchi”. Nella questione è coinvolto anche Cipriano Chianese, proprietario della discarica Resit di Giugliano e imputato a Napoli per disastro ambientale. “Facchi ci autorizzò per lo Uttaro con la condizione che l’Impregeco liquidasse circa 1,5 milioni a Cipriano Chianese a causa di un credito vantato da questi che però noi non riconoscevamo. Facchi mi disse che dovevamo tenerci buono Chianese perché era uomo dei servizi segreti e confidente dei carabinieri”