“Non mi sento di discutere le scelte della DDA ma di certo si sapeva che Setola non era affidabile. Solo un folle infatti poteva commettere tutti quegli omicidi in poco tempo, come accadde nel 2008”. Lo ha detto Massimiliano Noviello durante una pausa del processo in corso a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per l’omicidio del padre, l’imprenditore Domenico Noviello (nella foto), ucciso dall’ala stragista dei Casalesi, guidata da Setola, il 16 maggio 2008 perché alcuni anni prima aveva denunciato gli estorsori del clan. Il giovane imprenditore, sotto scorta da quel drammatico momento e costretto a spostare l’attività del padre (un’autoscuola, ndr) da Castel Volturno a Formia, ha commentato così l’ultimo colpo di scena del killer che, dopo aver iniziato a collaborare, oggi ha improvvisamente deciso di tornare sui propri passi. “A nome anche dei miei familiari – ha proseguito Massimiliano Noviello – posso solo dire che siamo stanchi e scocciati di tutte queste dichiarazioni di Setola; ora ci aspettiamo la sentenza che spero vada nel senso di punire con il massimo della pena queste persone. Ci aspettiamo insomma che lo Stato adesso sia coerente come lo siamo stati noi, che prima, nel 2001, abbiamo denunciato, poi dopo il sacrificio di mio padre ci siamo costituiti parte civile. La nostra paura è di ritrovarci fuori queste persone tra pochi anni; basta pensare che Massimo Alfiero (l’esecutore materiale dell’omicidio Noviello che sparò 22 colpi di pistola, ndr), dopo l’ergastolo in primo grado in sede di abbreviato, ha avuto 30 anni in Appello e tra 10-15 anni potrebbe uscire. Questo non è accettabile”, ha concluso Noviello. (A

 

 

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