I familiari di Luigi Bartolomeo, il detenuto morto ieri all’ospedale Loreto Mare dove era stato trasferito nelle scorse settimane dal carcere di Poggioreale, hanno organizzato oggi un sit in davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia, al Centro Direzionale, per chiedere che venga fatta luce sulle cause del decesso e che siano individuati gli eventuali responsabili. Alla iniziativa hanno preso parte anche Pietro Ioia, presidente dell’associazione ex detenuti organizzati, e l’avvocato Michele Capano, della direzione dei Radicali Italiani e legale della famiglia Bartolomeo. Il penalista ha sottolineato che la vicenda ripropone la questione della dignità dei detenuti, evidenziando come ai familiari non sia stato mai concesso di poter vedere il congiunto – che era ricoverato nel reparto rianimazione – sia durante l’agonia sia dopo la morte. L’avvocato ha inoltre affermato che occorre accertare cosa sia successo nell’arco di tempo che separa l’ingresso in carcere dalla decisione di disporre il ricovero in carcere: in particolare, si deve stabilire se le condizioni siano peggiorate nel corso delle ore o se già al momento dell’entrata a Poggioreale le condizioni di salute non erano compatibili con la detenzione in carcere. Ciò, ha precisato il legale, al di là delle cause delle lesioni che presentava il detenuto e che potrebbero essere state causa della morte. In un primo momento i familiari avevano puntato l’indice contro le forze dell’ordine che avevano eseguito l’arresto, successivamente testimoni riferirono che l’uomo, mentre era agli arresti domiciliari in casa, era stato aggredito e malmenato da due conoscenti del suo quartiere, Ponticelli, mandati dalla sue ex convivente. Sulla vicenda la procura di Napoli ha aperto una inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio. La procura ha disposto l’autopsia, alla quale parteciperanno anche consulenti indicati dalla famiglia.

 

 

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