Studenti sul piede di guerra per una scuola pubblica migliore. E’ pronta a partire l’occupazione degli istituti scolastici della nostra regione. Una quindicina gli istituti che hanno sottoscritto un documento in cui annunciano imminenti azioni di lotta. Ecco il testo.
Siamo studentesse e studenti campani, dall’inizio della scuola ci siamo mobilitati contro chi sta tentando per l’ennesima volta di privatizzare le nostre scuole.
Già il 10 ottobre, in più di 100 piazze d’Italia, ci siamo mobilitati per dire è necessario cambiare direzione, che non è possibile parlare realmente di meritocrazia quando si parte da condizioni così diseguali e quando accedere all’istruzione rappresenta un lusso riservato a pochi e non un reale diritto garantito a tutti.
Abbiamo per questo attraversato il 14 novembre, data dello sciopero sociale, al fianco di quei precari, disoccupati e non occupati che in questi anni hanno pagato la crisi, vedendosi spogliare dei propri diritti e, quasi, della propria vita, perché crediamo che è necessario riuscire a ricomporre tutto il tessuto sociale che ad oggi è sotto attacco per provare a fare un danno alla nostra controparte.
Vogliamo continuare la mobilitazione occupando le scuole in tutta la nostra regione.
Occupare le scuole in Campania significa lottare contro una idea di scuola escludente, che punisce chi ha più bisogno, contro un Governo che continua a voler deliberatamente lasciare indietro il nostro territorio. Nonostante le lotte degli ultimi anni in difesa dell’istruzione pubblica, infatti, l’attuale governo Renzi vuole imporre un modello di formazione basato sui finanziamenti privati, intesi come aziende e famiglie, che sul nostro territorio si tradurranno nell’ulteriore aumento dei contributi volontari. Renzi propone che i finanziamenti pubblici alle scuole siano distribuiti sulla base del merito, lasciando con ancora meno risorse le nostre scuole, le scuole del sud, le scuole fatiscenti dentro le quali viviamo ogni giorno.
Occupare le scuole in Campania significa dimostrare che non abbiamo mai creduto alla farsa della consultazione, che non ci siamo lasciati abbindolare da questionari apparentemente democratici, che volevano dare l’illusione di poter determinare i contenuti della prossima riforma, quando contemporaneamente in parlamento venivano approvati i primi decreti che modificano i criteri di valutazione e finanziamento delle nostre scuole, ancora una volta a vantaggio di quelle private.
Occupare le scuole in Campania significa non accettare che i nostri istituti diventino luoghi di sfruttamento e di educazione alla precarietà, come previsto attraverso l’alternanza scuola-lavoro, che non fa altro che offrire alle aziende manodopera a costo zero, senza diritti e senza tutele.
Occupare le scuole in Campania significa opporsi al modello della scuola-azienda governata unicamente dai presidi-manager. Già nelle ultime settimane infatti i comportamenti di questi ultimi, atti ad intimidire chi si è mobilitato, rappresenta una grave forma di repressione della partecipazione e della democrazia all’interno dei nostri istituti.
Non possiamo venire denunciati o bocciati soltanto perché facciamo valere i nostri diritti, i veri criminali sono altri, sono soprattutto quelli che stanno approvando queste riforme.
Occupare le scuole in Campania significa resistere alla privatizzazione ed alla mercificazione dei saperi. Le scuole ed i saperi rappresentano la risposta alla disoccupazione ed alla crisi, attraverso un nuovo modello di sviluppo. Basta subordinare la scuola al volere dei mercati !
Occupare le scuole in Campania significa lottare il diritto all’istruzione oggi negato: centinaia di euro per libri di testo, contributo volontario, abbonamento dei trasporti, hanno come conseguenza una dispersione scolastica alle stelle. Viviamo in una regione dove il tema del Diritto allo Studio diviene ancora più centrale per l’esistenza di una legge regionale approvata nel 2005 ma da allora mai finanziata. La difficoltà nell’accedere all’istruzione è peggiorata dai continui tagli all’Unico Campania, e da un servizio di trasporti troppo costoso e inefficiente.
Occupare le scuole in Campania significa battersi contro la Camorra e tutta la criminalità organizzata che specula sul disagio sociale, soprattutto nella nostra terra dove questo è più forte, regalando l’illusione di un lavoro e di una vita sicura che lo Stato oggi non è più in grado di garantire. Noi crediamo che le scuole rappresentino dei presidi di resistenza della legalità e per la giustizia sociale e non accettiamo che nostri coetanei vengano reclutati da questi clan perché non possono permettersi un’istruzione o perché non riescono a trovare un lavoro.
Occupare le scuole in Campania significa opporsi radicalmente alla strategia complessiva di questo Governo per il proprio diritto al futuro. Se da una parte, infatti, stanno privatizzando le nostre scuole, dall’altra, attraverso il jobs act, si vuole precarizzare il mondo del lavoro, togliendo diritti e tutele a quei pochi che ancora ne hanno. Il mito della flessibilità come strumento per creare nuovi posti di lavoro è una favola a cui non siamo disposti a credere, come non siamo disposti ad accettare l’idea per cui il lavoro è un dovere e non un diritto.
Occupare le scuole in Campania significa affermare il proprio diritto alla vita ed al territorio, significa lottare per la Campania contro un Governo che vuole imporci un modello di sviluppo basato su risorse non rinnovabili e sulla devastazione ambientale. Quello che continua a succedere nella terra dei fuochi, come ad Acerra, Bagnoli, Giugliano e Pomigliano è l’emblema di un sistema che arricchisce solo quei pochi che speculano mentre a pagare realmente sono le migliaia di persone che in questi territori vorrebbero vivere e lavorare. Dalla cementificazione dell’area di Bagnoli alla costruzione di nuovi inceneritori nel napoletano, lo Sblocca-Italia non fa altro che rincorrere questo modello di sviluppo non più sostenibile dal nostro pianeta, non solo eliminando ogni spazio democratico ma anche criminalizzando chi in difesa del proprio territorio scende in piazza e lotta quotidianamente per una vita dignitosa.
Invitiamo per questi motivi tutte le studentesse e gli studenti della nostra regione ad occupare e autogestire le proprie scuole, per creare nuovi spazi di discussione e confronto tra gli studenti, tra studenti e docenti, tra studenti e mondo del lavoro, perché le nostre rivendicazioni non sono di categoria, bensì rivendicazioni per il paese intero.
L’uscita dalla crisi come la crescita e lo sviluppo sono possibili solo con il potenziamento del ruolo pubblico e della formazione. Pensiamo sia necessario un ribaltamento della concezione di lavoro, non basato sulla competizione e quindi sull’esclusione, ma su criteri universali di reddito e forme di lavoro collaborative.
E’ attraverso la riappropriazione dei nostri spazi che bisogna costruire un’alternativa concreta, un modello di istruzione basato sul confronto egualitario e democratico fra le persone che realmente vivono la scuola. Vogliamo ridare un nuovo senso alle occupazione, non in termini di chiusura degli studenti bensì di aperture delle scuole ai propri territori, come la necessaria risposta dei saperi ai bisogni della nostra terra.
Occupiamo le scuole in Campania perché viviamo ogni giorno in scuole chiuse, nozionistiche e fatiscenti, che vogliamo oggi tornino ad aprirsi alle nostre città, come presidi di lotta quotidiana per il diritto all’autodeterminazione di noi studenti e del nostro territorio.
Non siamo disposti a compromessi, siamo la maggioranza di questo paese. Non abbiamo nulla da perdere al di fuori delle nostre catene; abbiamo tutto da conquistare, i nostri diritti, il nostro futuro, la nostra vita libera dai ricatti e dalle costrizioni, vogliamo tutto e non siamo disposti a chiedere permesso.
Questo cambio di rotta non è più rinviabile e pretendiamo risposta da questo governo, ribadendo con chiarezza che se si vuole privatizzare le nostre scuole, rubarci il nostro futuro, sottrarci il nostro territorio siamo pronti ad occupare da qui alla fine dell’anno scolastico!
Scuole firmatarie:
– Fermi Gadda
– Da vinci
– Ferraioli
– Genovesi
– Vittorio Emanuele
– Margherita di Savoia
– Casanova
– Cartesio
– Elena di Savoia
– Campanella
– De carlo
– Galiani
– Nitti
– G.B. Vico
– Umberto I
– Silvestri
– De Filippis – Galdi
– Diaz
– Giannone
– Giordani
– Severi
– Colletta
-Barsanti