Sono 18 i tra medici e infermieri indagati per la vicenda di Francesca Oliva, la 29enne di Gricignano al sesto mese di una gravidanza trigemellare, morta il 24 maggio dopo un taglio cesareo effettuato d’urgenza nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno, dove la giovane era arrivata qualche giorno prima con febbre alta e dolori addominali. Il primo bimbo venne alla luce già morto, in uno stato «macerato», quindi morto già da diversi giorni. Questa la motivazione che avrebbe provocato l’infezione e il decesso sia della Oliva che dell’altra bambina, Giorgia, deceduta il giorno dopo. Si è tenuto davanti al Giudice per le indagini preliminari, Sergio Enea, l’incidente probatorio per l’espletamento di perizia medico-legale. Sono 18 le persone indagate, tra medici e specialisti, che hanno assistito la 29enne sia all’ospedale San Giuliano di Giugliano che alla clinica Pineta Grande. Tra di loro anche il ginecologo privato che assisteva la donna, medico al San Giuliano. Difesi dall’avvocato Raffaele Costanzo, si sono costituiti parte civile il marito, Alessandro Puca, e i genitori, Salvatore e Gianna. Per l’espletamento della perizia è stato nominato il professore Pasquale Martinelli . Tre i quesiti posti dal gip al consulente: accertare la natura e le patologie cui era affetta la donna, nonché le cause del decesso con i due bambini a seguito delle cure presso l’ospedale San Giuliano, la clinica «Hera» e la Pineta Grande, verificare l’eventuale responsabilità dei sanitari specificando i profili di colpa in ordine alla errata diagnosi e alla non tempestiva o corretta terapia e, infine, la sussistenza del nesso causale fra la condotta dei medici e la morte. Intanto, l’unica bambina sopravvissuta, Maria, dopo varie operazioni eseguite all’ospedale Santobono di Napoli è potuta tornare a casa tra le braccia del papà e dei nonni.

 

 

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