Sono fermi da stamattina i lavori del Policlinico Universitario di Caserta, opera tra le più importanti della provincia con un costo di 113 milioni di euro. I lavoratori stanno presidiando l’area del cantiere nella frazione San Clemente, mentre i loro rappresentanti sindacali si sono recati in prefettura per chiedere la convocazione di un tavolo tecnico su cui però non c’è ancora una data precisa. La decisione di Condotte Spa, multinazionale romana delle costruzioni affidataria dell’opera, è stata motivata dal mancato pagamento dei lavori da parte della Regione Campania, ente proprietario dell’opera per il 70% assieme alla Sun (Seconda Università degli Studi di Napoli), titolare del 30% delle quote nonché ente committente. Su un totale di 7 milioni di euro di interventi effettuati dal marzo 2013 – ovvero da quando sono ripresi i lavori dopo uno stop di 4 anni per problemi della prima azienda appaltatrice, l’Immobilgi Federici Stirling Spa, che rescisse il contratto con la Sun 2009 – la Regione Campania non ha mai liquidato la parte di sua competenza, pari a 5 milioni di euro, mentre la Sun ha rispettato il contratto, erogando i due milioni di euro che le spettavano, sebbene con qualche ritardo. Non potendo più sostenere finanziariamente l’avanzamento dei lavori, già ad ottobre Condotte ha avviato la procedura di mobilità per i suoi circa cinquanta addetti tra muratori e impiegati, costringendo anche i subappaltatori, che impiegano altri 70 lavoratori, a fermarsi; il termine per trovare un accordo scade il 6 gennaio prossimo, poi partiranno le lettere di licenziamento; i sindacati chiedono il ritiro della procedura. Altra questione rilevante è quella della variante tecnica che la Sun dovrebbe emettere a giorni il cui scopo è adeguare l’originario e datato progetto del 1999 ai nuovi standard normativi riguardanti aspetti fondamentali come la prevenzione infortuni e incendi; la variante farà lievitare di altri 12 milioni di euro il costo dell’opera portandolo in totale a quasi 125 milioni di euro e soprattutto farà slittare di qualche anno i tempi di conclusione dei lavori; non più il 2015 come dichiarato dall’ex rettore Francesco Rossi, ma neanche il 2017, come emerso in altri tavoli tecnici. La parte di opera oggetto degli adeguamenti rappresenta infatti quasi il 70% di tutti i lavori ed è sospesa da circa un anno proprio in attesa della variante; mentre la struttura esterna in cemento armato, la più facile da realizzare, è a buon punto con quasi il 90% dello “scheletro” completato. L’opera prevede 500 posti letto con oltre 45mila metri quadri di superfici coperte, di cui oltre 15mila per la ricerca (esclusi spazi per il verde) e quasi 17mila metri quadri per l’assistenza.