A due giorni dalla scarcerazione ad opera del Tribunale del Riesame di Napoli di Paolo e Pasquale Marrandino, proprietari nel Casertano di un allevamento bufalino e di un caseificio per la produzione della mozzarella dop accusati di numerosi reati tra cui l’adulterazione di sostanze alimentari, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha coordinato l’inchiesta, interviene con una nota firmata dal Procuratore facente funzioni Raffaella Capasso, precisando che il tribunale “ha confermato l’impianto accusatorio della Procura”. I giudici partenopei, spiega il magistrato inquirente, hanno “in particolare confermato la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza con riferimento ai reati di associazione per delinquere, adulterazione di sostanze alimentari, ricettazione di kit diagnostici e di vaccini importati dall’estero e diffusione di malattie degli animali”. “Il provvedimento di annullamento dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Santa Maria Capua Vetere nei confronti dei due Marrandino – prosegue la nota – è stato motivato dal Tribunale del Riesame non con la mancanza di gravi indizi (ritenuti invece sussistenti in relazione ai suddetti reati), ma esclusivamente con la carenza di esigenze cautelari. Tanto si precisa anche nell’interesse dei consumatori e per ristabilire la verità dei fatti”. I Marrandino, zio e nipote, furono posti agli arresti domiciliari il 5 dicembre scorso su ordine del Gip Sergio Enea dagli investigatori del Nucleo Agroalimentare del Corpo Forestale che hanno indagato su delega della Procura; giovedì sono stati posti in libertà. Lunedì il Riesame dovrà invece pronunciarsi sulla scarcerazione degli atre due indagati finiti ai domiciliari, i veterinari Andrea Russo, 57 anni in servizio all’Asl, e il figlio 30enne Carmine, dipendente dell’azienda.

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