NAPOLI – Raccoglievano materiale ferroso e senza bonificarlo lo vendevano ai paesi asiatici o lo fondevano negli altri forni delle loro aziende. Il gruppo della Guardia di Finanza di Napoli ha pero’ scoperto l’organizzazione che gestiva un traffico illecito di rifiuti e in quattordici sono stati sottoposti a misura di custodia cautelare, seppure con il beneficio dei domiciliari, mentre in trenta risultano indagati a piede libero.
Provvedimento restrittivo anche per due sottufficiali della polizia provinciale, Maurizio Sabatino e Antonio Nardiello,che avrebbero favorito le aziende coinvolte nell’inchiesta, “ammorbidendo” gli accertamenti delle Fiamme gialle con atti falsi o informando le persone coinvolte nell’inchiesta degli sviluppi della stessa. Determinanti nell’inchiesta sono state le intercettazioni ambientali e telefoniche, cosi’ come ha spiegato il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, che coordina il pool di magistrati che si occupano di reati ambientali. “Guai a pensare di poter limitare questo strumenti investigativo cosi’ importante. Sarebbero a rischio tutte le indagini”, sottolinea. L’operazione, ribattezzata “Partenope”, prende il via da un sequestro di 14 tir che trasportavano al porto di Napoli materiale ferroso destinato a paesi asiatici, e porta alla luce un giro d’affari stimato intorno ai 250 milioni di euro. In pratica tre aziende, la “Partenopea metalli” di Villa Literno, la Proim di Caivano e la Metabuyer di Acerra, raccoglievano ferro nei modi piu’ disparati. Il materiale poi veniva portato in fabbrica e non bonificato, cosi’ da risparmiare sui costi. Da quel prodotto si ricavava piombo, rame e alluminio, ma dato che la materia prima non era trattata, i fumi della sua lavorazione erano tossici e le falde acquifere in cui si sversavano i residui delle lavorazioni venivano impregnate di sostanze cancerogene: da qui la contestazione agli indagati del reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti. I finanzieri hanno anche scoperto una truffa organizzata con fatture false emesse per giustificare i costi sostenuti dall’azienda, con una evasione di imposte per almeno 6 milioni di euro. “Non solo la criminalita’ organizzata si occupa di rifiuti. Ci sono anche imprenditori insospettabili che provocano danni all’ambiente come i camorristi”, commenta il capo della Procura Giandomenico Lepore, che proprio oggi compie 75 anni e va in pensione.