TORRE DEL GRECO – “Pregavo tutti i giorni, la fede mi ha aiutato molto. Ma non ho mai pregato per me: ho sempre pensato agli altri, a chi è meno fortunato di me. Io ero prigioniero e lontano dai miei cari ma stavo tutto sommato bene, i miei pensieri andavano invece ai bambini malati e alla sofferenza dei loro genitori”.

Ha il volto sereno nonostante i sette mesi di prigionia passati in Somalia a bordo della Rosalia D’Amato, Giuseppe Maresca, 28enne di Vico Equense (Napoli) componente dell’equipaggio dell’imbarcazione della Perseveranza di navigazione. Ieri sera ha partecipato alla messa celebrata per festeggiare la liberazione del cargo insieme ai suoi familiari. Vicino ha il padre, che ha una decisa somiglianza con l’attore comico Simone Schettino: “Me lo dicono in molti” dice, abbozzando un sorriso. Poi il figlio riprende il suo discorso: “Sapevo – sostiene Giuseppe Maresca – che a casa tutti pensavano a me e questo mi dava forza.

Non ho mai immaginato di non fare ritorno a casa. Certo, i primi mesi sono stati duri, loro parlavano solo somalo, non si poteva dialogare. Poi con l’andare avanti del tempo abbiamo imparato a conoscere i nostri sequestratori e loro hanno imparato a conoscere noi. Possiamo dire che, secondo i loro parametri, ci hanno tutto sommato trattati bene”.

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