Si è sentito mortificato da quel 75esimo posto nella lista per la direzione provinciale. Una posizione da bassifondi rimarcata da telefonate di scherno e sfottò irritanti. Carlo Peluso, dirigente del Pd di Caserta, non ha gradito il “trattamento” ricevuto dai caputiani. Lo ha detto a voce alta a Peppe Roseto. Parole al vetriolo. E poi l’addio alla componente capitana dall’eurodeputato Nicola Caputo. Lo strappo è avvenuto all’indomani dell’elezione dell’organismo politico del partito. Peluso ha rinfacciato a Roseto quella che definito “l’ennesima discriminazione territoriale nei confronti di Caserta a vantaggio dell’Agro aversano”. Secondo lui nella sua ormai ex componente ci sarebbero sempre stati “figli e figliastri”. E la dimostrazione plastica è la composizione della lista “Democratici per Caserta”, presentata dai caputiani in occasione dell’elezione della direzione. Lui e altri casertani troppo in basso, molti aversani nelle prime file, è quello che Peluso ha fatto presente a Roseto in un confronto dai toni accesi. Il fedelissimo di Caputo ha fornito una serie di motivazioni politiche in base alle quali è stata stilata la lista. Peluso non ha voluto sentire ragioni. E ha deciso di rompere con i caputiani. Una rottura insanabile? Sembrerebbe proprio di sì.

Mario De Michele

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