Grande successo per il convegno tenutosi martedì scorso al Parlamento Europeo sulla gestione illecita dei rifiuti, promosso dal gruppo Socialisti e democratici, dal consorzio nazionale dei rifiuti dei beni a base di polietilene Polieco e dall’associazione Cultura contro camorra. “E’ necessario prevenire e bloccare i meccanismi deviati che, soprattutto in alcuni territori connotano l’economia dei rifiuti – afferma Nicola Caputo – il problema ambientale non è un fenomeno locale, ma un’emergenza europea. La vera risposta – sostiene- sta nel promuovere un’ economia virtuosa e non criminale legata alla corretta gestione del ciclo dei rifiuti”. “Purtroppo i rifiuti italiani, sottratti al circuito sano del riciclo- denuncia la direttrice di Polieco Claudia Salvestrini- vengono inviati verso rotte straniere, dalla Cina alla Malesia, spesso passando anche per triangolazioni europee. Se non fermiamo questo scempio- lancia l’allarme- la Terra dei fuochi, che già si è estesa a macchia d’olio, sarà destinata ad allargarsi, e non solo per le mafie, ma anche per la spregiudicatezza di una nuova borghesia criminale”. Il ruolo delle criminalità organizzata resta in primo piano, come denunciano, durante il convegno, il segretario generale di Cultura contro camorra Armand Rauch e la responsabile dell’unità europea Crimine organizzato Anabela Gago. “ Ma dire che la colpa di quanto accaduto nella nostra terra è della camorra- sostiene don Maurizio Patriciello- è una mezza verità che ha fatto comodo a tanti. La camorra è un animale il cui fiato puzzolente sentiamo ancora sul collo, ma la colpa – dice il prete di Caivano- è anche degli industriali che inquinano per pagare meno”. Il parroco lancia un appello ai parlamentari presenti: “Diamo ai magistrati gli strumenti giusti per poter combattere contro gli ecoreati- chiede Patriciello- e aiutiamo le industrie ad uscire dal nero, ma soprattutto avviciniamo il Parlamento europeo alla piazza”. Fra i relatori il sostituto procuratore di Bari Roberto Rossi, consulente della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e formatore della Fondazione Santa Chiara, che spiega come dei rifiuti si perda la tracciabilità attraverso il cambio codice e il trasferimento in piattaforme inesistenti di altre parti del mondo. Il problema non è solo ambientale, economico e fiscale, ma anche e soprattutto di danno alla salute. Come illustra in modo appassionato Antonio Marfella, Medici per l’Ambiente e anni di battaglia contro gli ecocrimini, che chiede, fra le altre cose, “una legge ad hoc per la tracciabilità obbligatoria dei rifiuti industriali, anche attraverso l’uso di un microchip dei prodotti”. Tocca ad Helmut Maurer, capo dell’unità Riciclo dei rifiuti della commissione Ambiente dare la notizia dell’inquinamento da plastiche del mar Mediterraneo e del comportamento dell’Italia che “ancora una volta- annuncia- sarà multata nel 2015 per non aver ottemperato alla norma comunitaria in materia di gestione dei rifiuti”. L’Italia già paga all’Europa 40 milioni di euro ogni 6 mesi. Una vergogna a cui porre fine il prima possibile.

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